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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2013 alle ore 08:28.

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L'uomo alla ricerca di Dio, lo cerca su Google? Se siamo sempre connessi dove troviamo il tempo per la nostra vita interiore? È possibile coniugare interattività e profondità? La persona giusta per rispondere a domande come questa è Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica, consultore del Pontificio consiglio della cultura e blogger su Cyberteologia.it.

Nel suo ultimo ebook, Cybergrace (editore 40K) troviamo un'illustrazione della sua idea di spiritualità come «hacking interiore», ovvero «qualcosa che rompe il sistema e che ne cambia le regole, le visioni abituali, le logiche automatiche».
Bisogna partire da Ignazio di Loyola. Prendete i suoi Esercizi spirituali: «Chi fa gli esercizi viene chiaramente invitato a immergersi nel testo biblico in almeno tre modi: proiettando con l'immaginazione il proprio corpo nella scena rappresentata; partecipando alle emozioni dei personaggi; rivivendo passo passo le vicende del mistero contemplato interagendo con i personaggi e gli ambienti», scrive Spadaro. L'invito è a non essere lettori o spettatori passivi, ma a partecipare alla creazione del testo. Come accade nelle narrazioni 2.0, in cui il pubblico diventa autore delle storie, così gli esercizi del fondatore della compagnia di Gesù «generano un'esperienza interattiva, l'esercitante è chiamato a immergersi nella realtà contemplata e a interagire pienamente con essa senza filtri». L'interazione non esclude la profondità. Anzi. Più le relazioni sono intense, più ci avviciniamo alla contemplazione.

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