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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 15:22.
Tremate, tremate, le streghe son tornate… al cinema: nelle ultime settimane le sale italiane sono state invase da maghe, incantatrici e fattucchiere di ogni tipo.
Dal cruento «Le streghe di Salem» di Rob Zombie al delicato «Kiki-Consegne a domicilio» di Hayao Miyazaki, fino al grottesco «Hansel & Gretel-Cacciatori di streghe» di Tommy Wirkola, le streghe sono le grandi protagoniste della primavera sul grande schermo, ma il loro fascino ha sedotto registi e produttori sin dalle origini della settima arte.
Seppur siano diversi i titoli realizzati nei primissimi anni del secolo scorso (compreso l'italiano «La strega» di Giovanni Vitrotti del 1907), la prima pellicola significativa sull'argomento è «La stregoneria attraverso i secoli» del 1922, diretta dallo svedese Benjamin Christensen.
Dopo il passaggio al cinema sonoro, le streghe hanno iniziato a volare sopra il mondo di Hollywood in musical come «Il mago di Oz» (1939) di Victor Fleming (di cui pochi mesi fa è uscito il prequel «Il grande e potente Oz» firmato Sam Raimi), nei lungometraggi d'animazione Disney (in primis in «Biancaneve e i sette nani» del 1937) o in commedie fantastiche come «Ho sposato una strega» (1942) di René Clair e «Una strega in paradiso» (1958) di Richard Quine con James Stewart e Kim Novak: coppia straordinaria che nello stesso anno fu protagonista anche de «La donna che visse due volte» di Alfred Hitchcock.
Il cinema europeo ha sempre affrontato l'argomento in maniera più seriosa e inquietante, a partire da grandi autori come Ingmar Bergman («Il settimo sigillo») e Carl Theodor Dreyer («Dies irae») per arrivare a importanti firme del genere horror come Roger Corman («La sopravvissuta» o «La vergine di cera») e Mario Bava («La maschera del demonio»).
Negli anni '60 e '70 la produzione stregonesca crebbe moltissimo, dividendosi in vari filoni che andavano dalla ripresa storica dei processi medioevali («Il grande inquisitore» di Michael Reeves o «I diavoli» di Ken Russell) fino al fantasy disneyano («Pomi d'ottone e manici di scopa» di Robert Stevenson).
Tra i registi che hanno affrontato più volte il tema, troviamo Roman Polanski, con «Rosemary's Baby» (1968) e «Macbeth» (1971) fino al più recente «La nona porta» (1999), e Dario Argento con la sua trilogia dedicata alle tre Madri della stregoneria: «Suspiria» (1977), «Inferno» (1980) e «La terza madre» (2007).
Negli ultimi decenni la tendenza è diventata quella di dare alla strega un volto conosciuto, grazie ad attrici note e, paradossalmente, di bell'aspetto: memorabile il terzetto de «Le streghe di Eastwick» (1987) di George Miller, composto da Cher, Michelle Pfeiffer e Susan Sarandon e molto riuscita la recente interpretazione di Eva Green in «Dark Shadows» (2012) di Tim Burton nei panni della crudele e affascinante Angelique Bouchard.
Maghe malvagie e sensuali sono sempre più protagoniste delle riletture moderne di alcune fiabe classiche: in primis basti ricordare Monica Bellucci ne «I fratelli Grimm e l'incantevole strega» di Terry Gilliam e Charlize Theron in «Biancaneve e il cacciatore» di Rupert Sanders. La prossima? Angelina Jolie che vestirà i panni ultradark di Malefica (strega de «La bella addormentata nel bosco») nell'omonimo film di Robert Stromberg in uscita nell'estate del 2014.
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