Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 08:29.

My24

Ebrei fra virgolette, liturgicamente non convertiti, per un paio d'anni ancora: sino a quando l'infaticabile mediazione di Cantoni ha ragione delle resistenze che l'ebraismo italiano istituzionale opponeva, comprensibilmente, a quella strana (e litigiosissima) combriccola di paesani che si erano messi in testa di vivere secondo le regole della Torah. Nell'agosto 1946, un rabbino inviato dalla comunità israelitica di Roma si reca infine a San Nicandro e sovrintende sia alla circoncisione degli uomini, sia al bagno di purificazione delle donne (rifiuta di farsi circoncidere il solo Donato Manuzio, proprio il fondatore del movimento, che secondo l'opinione dei più critici fra i seguaci aveva ormai bisogno di qualcuno che «potesse esaminargli il cervello»).
La svolta ulteriore nella vicenda degli ebrei di San Nicandro interviene dopo il 14 maggio 1948, cioè dopo la nascita ufficiale dello Stato di Israele. Allora si creano le condizioni perché qualche decina di convertiti di nome Cerrone, Marrochella, Tritto, Di Leo, Bonfitto, compiano la loro aliyah e raggiungano la patria d'adozione. Perché rinascano a nuova vita come pastori, contadini, manovali, scolari, in un angolo del Mediterraneo lontano dal Gargano, nell'Eretz Israel delle scuole agricole e dei kibbutzim.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
John A. Davis, Gli ebrei di San Nicandro, traduzione di Rosanella Volponi, Giuntina, Firenze, pagg. 244, € 15,00

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi