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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 08:34.

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Davanti a fondali dai colori sempre accesi e cupole e archi arabeggianti, il ben noto coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj ha creato Les Nuits, anzitutto per «Marsiglia-Provenza 2013», capitale europea della cultura. Ispirato a Le mille e una notte, il balletto ha aperto la decima edizione del risorto festival «Parma Danza»: le sue notti turgide d'erotismo trasfigurato sono state di buon auspicio. Una lattiginosa scena di corpi femminili a terra apre la pièce più evocativa che narrativa: sono odalische nei raffinati costumi dello stilista Azzedine Alaïa, e si divincolano a terra come bisce sensuali per un tempo sufficiente al centellinato assaggio di una musica tecno-orientale (dei 79 D), non priva di echi di natura e voci da bazar nella Medina. Poi, alcune donne d'oggi, in rosso, sono preda voluttuosa di altrettanti maschi violenti in passamontagna; più in là sfileranno in tacchi-trampoli, e in numero quasi raddoppiato, lasciandosi andare a un sequenza di gestacci scurrili (forte scossa ma subito riassorbita) sulle note di This is a men' world. L'eloquente canzone sarà ripetuta anche per gli uomini, per il loro corollario di movimenti del pube: odiosa sensualità glamour.
Il "funambolo" Preljocaj si muove tra esotismo fiabesco e "critica" all'attualità. Lo fa sfornando a getto continuo incontri anche omosessuali, e scene allusive alla meticolosa preparazione orientale dei corpi prima dell'amplesso, come in un quadro dedicato alla rasatura della barba. O in un affascinante gioco di teli sui quali si dispongono, a quattro, possibili sultani e concubine in dialogo gestuale serrato. Sopra tre enormi botti da grotta dei sette ladroni, il coreografo colloca, in seguito, altrettante donne seminude: finiranno per esservi spinte dentro da compagni non proprio delicati; anche l'esotismo da fiaba ha la sua brutalità. Però le coppie amoreggianti in passi a due di elegante e varia confezione trionfano sempre, pure tra fumi di presunto oppio contenuto nei narghilè, e surclassano ogni inutile pezzo riempitivo d'insieme. Sino al finale: qui partner sempre in estasi, dapprima ombre poi in carne e ossa, si uniscono dietro arabescati cancelli neri, tanto morbidi da poter essere forzati, forse per tentare evasioni. Dalla claustrofobia sensuale di Preljocaj, però, non si fugge.
Come Shéhérazade, il coreografo narra una storia erotica dentro l'altra (immaginando che il sultano sia il pubblico), con una calligrafia tanto ingegnosa quanto fredda e patinata. L'impressione è che questo Re Mida del balletto, passato dall'Apocalisse (sua recente pièce) a questa raccolta di fiabe orientali, abbia smarrito la via della ricerca contemporanea, cui pure ha contribuito. Cioè la strada delle emozioni che scaturiscono da una tecnica invisibile, dalla fragilità del corpo, dalle sue zone d'ombra. Lui le maschera dietro una bellezza esteriore: niente di male ma è meglio sapere che agisce in un ambito moderno... anni Settanta.
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Les Nuits, Ballet Preljocaj, al Teatro Regio dove la rassegna «ParmaDanza» continua sino al 24 maggio.
Les Nuits in tournée sino all'aprile 2014

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