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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 08:35.

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Un "vecchio" ragazzo, Eugenio Rizzi, classe 1935, nel suo La biblioteca dei vecchi ragazzi – Impressioni di un giovane lettore (Artemide editore) compie un'operazione intrigante, benché necessariamente soggettiva. A distanza di sessant'anni riprende in mano i libri dell'infanzia e dell'adolescenza, precisando nella prefazione «i limiti personali e cronologici della scelta». L'età del suo primo approccio alla letteratura va «dai nove ai quindici anni», vissuti dal 1944 al 1950, e si tratta di letture di «un ragazzo, quindi, maschio, di famiglia piccolo borghese». L'elenco dei libri è eterogeneo, e nonostante l'autore non indichi un ordine preciso si può intuire quali siano stati i testi letti a nove anni e quali a quindici. Gran parte dei titoli sono fra quelli che, fino all'"evento" Harry Potter o Geronimo Stilton, era consuetudine, magari in edizione ridotta, regalare in occasioni speciali ai ragazzini di quell'età. Autori classici come Twain, Salgari (presente con più titoli), Defoe, Stevenson, Verne, particolarmente indagato, Scott, Poe, Hoffman, Conrad, Vamba, Dumas, e molti altri, e testi che solitamente si scoprono durante l'adolescenza, come Fiesta di Hemingway, Candido di Voltaire, Manon Lescaut dell'Abate Prévost, e l'eterno Piccolo Principe di Saint-Exupéry. Ripensare a questi scrittori, che nella maggior parte dei casi presi in esame sono considerati fra i grandi della letteratura, è per l'autore un modo per scoprire ciò che il tempo ha conservato a livello di emozione e riflessione e ciò che invece ha confinato in quella particolare stagione della vita. Non a caso premette di aver escluso una serie di titoli per "antipatia", altri per pigrizia o perché ormai relegati in ricordi troppo lontani e pertanto silenziosi. Precisa inoltre che «pochi di questi titoli fanno parte del comune repertorio di letture giovanili: per il ragazzo d'oggi e l'adulto di domani, autentici capolavori andranno probabilmente perduti». Rizzi si domanda infatti «quanti trentenni di media cultura abbiano letto e se mai leggeranno Robinson Crusoe». Colpiscono alcune scelte: di Jack London non i più conosciuti Il richiamo della foresta o Zanna bianca ma il poetico e più filosofico Il vagabondo delle stelle. Curiosa la sezione intitolata "libri", in cui non troviamo altri testi ma una serie di situazioni che hanno come protagonista il libro come oggetto, nella sua materialità e fisicità, con tutte le risonanze sensuali e affettive che esso ha per ogni bibliomane che si rispetti. E se i libri sono il tema principale del testo di Rizzi, nelle pagine finali troviamo anche i giornalini, i fumetti, con i suoi eroi disegnati oggi non più di moda come Mandrake, L'Uomo mascherato o i nostrani Cino e Franco, e il cinema. Nel racconto del fascino esercitato dall'avventura in celluloide su un ragazzo di quei tempi, insieme a citazioni di attori e di film degli anni 1940-60, compare anche lo sguardo ingenuo e senza malizia del ragazzino del tempo, e i suoi primi pruriti adolescenziali. Una sorta di "educazione sentimentale" tra parole e immagini. Un lavoro originale, che oltre a invogliare a riprendere in mano testi ormai quasi dimenticati, fornisce anche l'occasione per riflettere su uno spaccato di storia italiana. Attraverso il suo discorrere di libri, Rizzi parla anche di politica e di vicende storiche del nostro Paese, e se è concesso talvolta non essere dello stesso avviso dell'autore, non si può negarne l'interesse. Tutti, forse, dovremmo fare un elenco dei libri che hanno segnato la nostra infanzia e adolescenza, periodi tra i più fecondi della vita, in cui la fantasia non è ancora imbrigliata dallo studio e dai condizionamenti dell'età adulta, e in cui si legge con passione e "entusiasmo"; allo scopo di capire quali dei nostri testi del cuore, riletti e ripensati molti anni dopo, sono ancora capaci di regalarci "il colore del grano".
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Eugenio Rizzi, La biblioteca dei
vecchi ragazzi. Impressioni di un giovane lettore, Editoriale Artemide, pagg. 140, € 15,00

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