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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2013 alle ore 16:19.

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Con chi vive della propria scrittura il tempo può essere galantuomo o canaglia. Nel caso del cileno Roberto Bolaño, tra i narratori di lingua spagnola più importanti degli ultimi cinquant'anni, è stato sia l'uno che l'altra: la fama è arrivata solo alla fine della sua tormentata esistenza. E che fama: dopo la prematura scomparsa del romanziere, in giro per il mondo è addirittura scoppiata la Bolañomania.

Il prossimo 15 luglio saranno già dieci anni che l'autore di «2666» se n'è andato, dieci anni scanditi da rinvenimenti di capolavori inediti, ristampe di classici moderni e adesso anche trasposizioni cinematografiche. A giugno esce «Il futuro», film della connazionale Alicia Scherson con Manuela Martelli, Nicolas Vaporidis e Rutger Hauer tratto da un'opera minore di Bolaño. Un'opera che in questi giorni Adelphi ripropone in libreria con una traduzione – a firma di Ilide Carmignani – e un titolo nuovi di zecca: «Un romanzetto lumpen». L'uscita è più fedele all'originale («Una novelita lumpen») rispetto alla versione che nel 2003 ne fece Sellerio («Un romanzetto canaglia»). Un libro di rapida lettura che nasce da un singolare esperimento: Random House Mondadori intorno al 2000 chiese agli autori latinoamericani di punta di scegliersi una città europea e ambientarci un racconto. Bolaño, grande appassionato dell'opera di Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini, non ebbe dubbi e si indirizzò su Roma. La sorte ha voluto poi che «Una novelita lumpen» sia stato l'ultimo libro pubblicato in vita dallo scrittore sudamericano. Il respiro del testo, per forza di cose, non è lo stesso di capolavori come «I detective selvaggi» o «2666» eppure Bolaño riesce, con la maestria che appartiene ai più grandi, a concentrare in appena 120 pagine tutti i temi della sua letteratura. C'è il Caso che domina tutte le cose del mondo, un'umanità ridotta all'impossibilità di scelta tra il bene e il male, il sesso che resta l'ultima attestazione di vitalità.

Protagonista e io narrante della vicenda è Bianca, giovane donna riscattatasi in un'esistenza borghese («Ormai sono una madre e anche una donna sposata») che rivive i suoi anni da «delinquente». Orfana di entrambi i genitori, morti in un incidente stradale mentre erano in vacanza al Sud, ha vissuto di espedienti insieme con il fratello tutt'altro che sveglio. Qualche lavoro onesto: lei shampista, lui sguattero in una palestra. Un giorno lui porta a casa due amici, uno bolognese e l'altro libanese, cui offre ospitalità. Bianca divide il letto con entrambi, senza neanche distinguerli, poi si lascerà coinvolgere con il fratello nel folle progetto di una rapina a un ex campione di culturismo divenuto cieco. Tocca a lei, offerta all'anziano uomo come prostituta, il ruolo dell'esca e della spia insieme. Ma il rapporto che si istaura tra i due la cambierà profondamente. Ragazzi di vita postmoderni, quelli di Bolaño, costretti a delinquere dalla banalità delle loro esistenze. «Lumpen» (straccioni, sottoproletari) per caso e altrettanto per caso recuperati alla normalità.

Roberto Bolaño
«Un romanzetto lumpen»
Adelphi
Euro 14
pp. 119

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