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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 08:23.

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Non è morto, ma non sta nemmeno troppo bene. L'Economist e l'Atlantic si sono portati avanti cantando le sue lodi postume; ma per gli addetti ai lavori non è ancora spacciato. Agli albergatori, si sa, il minibar non è simpatico. La lista delle grane che comporta è presto fatta.

Per Franco Sumeraro, general manager di Holiday Inn a Milano, in cima alle preoccupazioni ci sono gli "sbadati" che non ne denunciano l'uso (più difficili da smascherare, ora che la durata media dei soggiorni va assottigliandosi) e i costi dati dalla necessità di tenerlo rifornito. Mentre Daniele Fabbri, hotel manager dell'Hilton Metropole di Firenze, segnala come problema aggiuntivo il rimpiazzo dei prodotti che scadono. E infatti gli alberghi più economici hanno già iniziato a farlo sparire, sostituendolo con distributori automatici e mini-shop. Cosa che chi sta intorno alle cinque stelle, però, non può permettersi: per una questione di aspettative del cliente. Come uscire dall'impasse? Le scuole di pensiero sono due. C'è chi, come Sumeraro, prospetta al mobiletto una lenta uscita di scena, nel momento in cui la sua assenza sarà compensata da altri servizi, come la mezza minerale in omaggio. E chi, come Fabbri, gli concede altre possibilità: «Magari attraverso promozioni che consentano di utilizzarlo a prezzo fisso». Nel frattempo, il trucco più denunciato dai receptionist resta quello di sempre: svuotare le bottigliette, riempirle con acqua del rubinetto e richiuderle prima di partire.

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