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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 12:36.

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(Reuters)(Reuters)

Scorrendo la lista dei titoli di Cannes non si può far altro che riconoscere: missione compiuta. In mostra ci sono opere che vanno oltre il cinema, che lo destrutturano e lo stilizzano, e lo spettatore ha il privilegio di seguire la carriera di un prodigio come Nicolas Winding Refn che con "Only God Forgives" prende da Lynch, Tarantino e omaggia Alejandro Jodorowsky (presente alla Quinzaine con "La danza de la realidad").
Il festival guarda con crescente curiosità ad Oriente: protagonisti il giapponese Hirokazu Koreeda e la storia del figlio scambiato o il cinese Jia Zhang-ke (lo stesso di "Still Life") che con "A Touch of Sin" fa un salto in avanti, il suo puzzle scomposto parla di una Cina corrotta e violenta da cui non c'è via di uscita, se non il suicidio. Poi c'è il sorprendente "Heli" di Amat Escalante, già assistente alla regia di Carlos Reygadas, che fotografa quel Messico periferico e brutale, che abbiamo imparato a conoscere con Iña'rritu e Reygadas stesso, caratterizzato da ferocia folgorante. Un festival disegnato con sapienza insegna ad aspettare con desiderio crescente "Inside Llewyn Davis" dei fratelli Coen, ispirato
alla vita di un cantante folk (Dave Van Ronk interpretato da Oscar Isaac) degli anni '60 o il personalissimo 'The Immigrant' di James Gray con Marion Cotillard e Joaquin Phoenix. Dall'Italia si spera in 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino. L'esordio di Valeria Golino, 'Miele' (Un Certain Regard), con Jasmine Trinca angelo della morte che
oltrepassa il confine del bene. E ancora: "Il grande Gatsby" di Baz Luhrmann, con Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan, ingioiellata da Tiffany; "The Bling Ring" di Sofia Coppola (apertura di Un Certain Regard) con le cattive ragazze capitanate da Emma Watson. Nel ricchissimo cartellone ci sono anche opere sconosciute: il palestinese
'Omar', in cui viene mostrato un lato inedito del conflitto tra nuovi coloni e vecchi abitanti divisi dal muro, collaborazionismo e traditori legati a doppio filo. Spesso si scrive che a Cannes (e a Venezia) passano solo autori conosciuti, non è vero: Certo gli affezionati ci sono, però è innegabile che allo stesso tempo si scopra sempre qualcosa. Il cinema serve ad allargare gli orizzonti, a dare spunti di riflessione o a trasmettere un'emozione. Thierry Fremaux, spalleggiato da Gilles Jacob, da qualche anno sta dando l'impronta al suo festival. Può contare su un ottimo budget, una cittadina sul mare, sulle strutture alberghiere e sponsor generosi. Ma dalla sua c'è la strategia, la visione di insieme.

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