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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 08:20.

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Si sfidano su catamarani che volano sul mare e possono raggiungere gli 80 chilometri orari (gli AC72). Con il vento di bolina o di poppa, strambano, virano, poggiano, orzano, armeggiano con la randa, il fiocco, il gennaker. Sono i velisti dell'America's Cup. Che si terrà quest'anno a San Francisco a partire da luglio con la selezione dello sfidante attraverso la Louis Vuitton Cup, per finire poi a settembre. Per un paio di mesi di regate alla conquista del trofeo più antico al mondo (risale al 1851), le squadre lavorano anni.

Grant Dalton, ceo della barca di Emirates Team New Zealand (Etnz) – uno degli sfidanti ai detentori americani di Oracle insieme agli italiani di Luna Rossa e agli svedesi di Artemis (capitanati da un certo Paul Cayard) – così descrive la campagna, in cui ogni momento è cruciale: «Prima si devono trovare i soldi e le persone giuste con cui progettare la barca, poi bisogna costruirla, testarla, imballarla e spedirla a San Francisco, rimontarla, testarla di nuovo e infine regatare là».

Un obiettivo che i kiwi hanno fissato per il 23 maggio. Nel frattempo è stato completato il trasloco della base di Auckland. Decine di container sono state riempite con tutto ciò che serve: dalle tensostrutture che ospitano lo staff alle cyclette per l'allenamento dei velisti, dai computer alle tv, dai motoscafi di appoggio ai componenti delle vele e dell'enorme ala rigida in carbonio. «Uno spostamento che deve avvenire il più possibile senza intoppi, senza stress», continua Dalton, tanto più che gli avversari di Oracle e Artemis si sono allenati in loco. «Gli spostamenti di sede possono essere causa di grande dispendio energetico quando sono organizzati male, se ben gestiti invece si trasformano in occasione per guadagnare tempo sugli avversari», commenta Francesco De Angelis, lo skipper dei successi di Luna Rossa e ora ambasciatore Nespresso (uno degli sponsor) per Etnz.

I kiwi hanno mandato i propri uomini migliori – a partire da Dean Barker, lo skipper 41enne con già un'America's Cup in bacheca – a Napoli per l'ultima tappa di avvicinamento alla coppa. Ogni opportunità è importante per regatare. Anche se lo sviluppo tecnologico resta fondamentale. «Un buon equipaggio su uno scafo lento non può vincere l'America's Cup, che è da sempre anche una gara tecnologica», spiega Dalton. Come la F1 o la Moto Gp. De Angelis spezza una lancia a favore dei kiwi: «Etnz ha varato il secondo AC72, a detta di tutti più veloce del catamarano frutto del primo disegno, che già era capace di navigare sempre sollevato sui foils nel lato in poppa, con grande riduzione della resistenza. Idea che gli altri team sono stati costretti a rincorrere».

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