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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 13:31.

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La parabola artistica di David Bowie forse non sarebbe stata la stessa se all'età di 11 anni non si fosse iscritto, in un sobborgo a sud di Londra, alla Bromley Technical High School con l'obiettivo di diventare grafico pubblicitario. Del resto, provengono da studi legati alle arti visive anche altri musicisti importanti, come Brian Eno, che ha collaborato con Bowie negli album della trilogia berlinese, Bryan Ferry e David Sylvian. Ma l'elenco dei musicisti con una formazione artistica potrebbe essere lunghissimo.
E forse se non avesse seguito i corsi di Lindsay Kemp al Dance Center di Londra, Bowie non avrebbe maturato la sua abilità di muoversi sul palco, di recitare, nei film come nei video, di trasformare il suo stesso corpo in un oggetto d'arte, in aggiunta a quello che ha saputo darci con le note musicali.

Il libro di Leo Mansueto, edito da Caretterimobili, "L'ultimo dei marziani. David Bowie raccontato dal pop rock italiano" isola questi dati di fatto per spiegare come l'artista inglese più di ogni altro abbia saputo lavorare lungo direzioni diverse, unendo con grande maturità alla ricerca musicale elementi provenienti dalla pittura, dal cinema e dalla danza. Per certi versi, si può dire che Bowie abbia portato a compimento la lezione di Elvis Presley, a cui da giovane diceva di ispirarsi, influenzando in maniera decisiva le icone della musica pop emerse negli anni '80, da Madonna, ai Duran Duran fino allo stesso Michael Jackson.

Il libro, inoltre, non si limita a illustrare il percorso dell'artista britannico dagli esordi agli anni 2000 – manca la menzione dell'ultimo disco "The Next Day", uscito a poche settimane dalla pubblicazione del libro –, raccontando le svolte musicali, i momenti chiave della vita privata e alcuni aneddoti capitati sul palco e in sala di registrazione, ma si propone di evidenziare l'influenza di Bowie sulla musica pop rock italiana degli ultimi decenni.

Un'influenza significativa che emerge dalle riflessioni di numerosi artisti, alcuni forse più vicini allo stile di Bowie, come Garbo o Morgan e Andy dei Bluvertigo, altri apparentemente più distanti, come Enrico Ruggeri, Manuel Agnelli degli Afterhours e Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Quest'ultimo intento è apprezzabile, sebbene il collage dei testi di più autori, inframezzato all'excursus storico, determini qualche ripetizione.

L'ultimo dei marziani. David Bowie raccontato dal pop rock italiano.
Leo Mansueto
Prefazione di Nicola Lagioia e Pierpaolo Capovilla, postfazione di Morgan
Interventi di Manuel Agnelli, Andy, LeLe Battista, Paolo Benvegnù, Giulio Casale, Ivan Cattaneo, Tommaso Cerasuolo, Andrea Chimenti, Federico Fiumani, Dino Fumaretto, Garbo, Cristiano Godano, Francesco Messina, Enrico Molteni, NicoNote, Alessandro Raina, Mara Redeghieri, Enrico Ruggeri, Umberto Palazzo, Marco Parente, The Niro, Tricarico, Massimo Zamboni.
Pagg. 183, euro 16
Caratterimobili

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