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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 15:49.

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Viviana Toniolo e Vittorio VivianiViviana Toniolo e Vittorio Viviani

Un Dio umano, anzi troppo umano, spiritosamente yiddish, alla ricerca disperata del senso della vita. La psicologa Ella, il suo nome in ebraico significa Quercia, riceve una telefonata da un misterioso cliente, il signor D., bisognoso di un consulto urgente, così inizia " Oh Dio mio" il surreale e intelligente testo della drammaturga israeliana Anat Gov, in scena allo storico Teatro Litta.

Viviana Toniolo, miscredente e single alle prese con il figlio Lior, Roberto Albin, autistico e violoncellista compulsivo, si trova suo malgrado, a dover fare fronte alle problematiche dell'Onnipotente, in preda, alla tenera età di 5773 anni, a crisi depressive, paura dell'abbandono e voglia insana di spazzare via il cosmo in un nuovo e definitivo diluvio universale. La psiche del Padre Eterno di professione "artista" è in frantumi. Vittorio Viviani caratterizza con ironia e duttilità un Creatore che sceglie di somigliare a Marlon Brando nel Padrino per la sua scorribanda tra gli umani, ne scaturisce un Dio decisamente simpatico, dispettoso, pentito amaramente di aver creato l'uomo e presuntuoso all'inverosimile come recita il primo comandamento: "Non avrai altro Dio all' infuori di me".

Spaesamento, fragilità, si alternano alla rilettura tragicomica del Vecchio Testamento in un botta e risposta che con levità e sottile umorismo affronta concetti profondi, con quell'idiota" di Adamo concepito dall' entità suprema per essere il suo migliore amico e aiutarlo a gestire la terra, finito invece a fare il cicisbeo con Eva, Caino che uccide Abele per caso, per non parlare del povero Giobbe causa dell'inizio della débâcle divina. Non è facile per Ella tracciare il profilo psicologico di uno che è orfano dalla nascita, non ci sono genitori con cui prendersela, che vessa chi ama. La verità è che Dio è malato da ormai 2000 anni e ha purtroppo abbandonato la sua sublime creazione al libero arbitrio degli uomini. Solo l'amore può guarirlo, quello che lo ha spinto a plasmare un tale ambaradan chiamato mondo, ma che non riesce a percepire come sentimento vero.

Sono gli uomini adesso a soffrire del delirio di onnipotenza, essendo sempre più a sua immagine e somiglianza, a lui per andare avanti rimane solo di essere solidale e supportarli nella loro imperfezione. Un bel testo atipico e pervaso da umorismo sagace, che meritava una lettura meno da commedia all'italiana e tradizionale. La regia di Nicola Pistoia è ben ritmata ma poco penetrante, a tratti protesa all'effetto sketch, specialmente nella parte finale.
«Oh Dio Mio!» di Anat Gov. Traduzione e adattamento di Enrico Luttman e Pino Tierno. Regia di Nicola Pistoia. Costumi Isabella Rizza. Scene Alessandra Ricci. Disegno luci Luigi Ascione. Interpreti Viviana Toniolo, Vittorio Viviani, Roberto Albin. Produzione Attori&Tecnici. In scena fino al 2 giugno al Teatro Litta- Milano http://www.teatrolitta.it/

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