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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2013 alle ore 16:01.

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È un ritratto a tutto tondo quello che ci consegna il secondo cd della collana «I grandi interpreti della classica», in uscita con «Il Sole 24 Ore» venerdì prossimo, 31 maggio (sempre a 50 centesimi, più il prezzo del quotidiano). Dopo la prima uscita dedicata a Toscanini, protagonista ora è la voce di Maria Callas. La raccontano sedici tracce tratte da opere di Rossini, Bellini, Verdi, Puccini, Ponchielli e Catalani, i cavalli di battaglia che trasformarono il soprano greco da cantante a «divina». Casta diva, Un bel dì vedremo, Vissi d'arte, In quelle trine morbide: alcune sono Arie famose. Alcune addirittura più che famose: diventate tutt'uno con lei (per la disperazione dei cantanti venuti dopo). Alcune saranno una sorpresa.

I brani sono stati scelti tra le registrazioni degli anni Cinquanta, il decennio d'oro della Callas. La ragazzona, forte di petto e di caviglia, nata a New York nel 1923 da famiglia greca (i Kalogeropoulos), solida per la formazione disciplinata ricevuta al Conservatorio di Atene, arriva in Italia a ventiquattro anni, in cerca di teatri dove lavorare. Per strano destino, legato ai simboli delle sue radici greche, la prima apparizione avviene nell'estate del 1947 all'Arena di Verona: le viene affidata Gioconda di Ponchielli (il drammatico O madre mia, del 1952, è il penultimo numero del cd). Tra le voci da giganti di allora, la sua non cattura immediatamente visibilità da diva. Ma fa due conquiste decisive: il direttore d'orchestra Tullio Serafin, che diventerà il suo mentore, e Giovanni Battista Meneghini, "Titta", l'industriale con la passione per la lirica, suo imminente marito.
Il profilo di Serafin (1878-1968) – sul podio tra titani come Toscanini, De Sabata e Marinuzzi – si è a poco a poco sbiadito. Ingiustamente, e non solo per i meriti legati alla Callas. Oggi una attività come la sua ci appare incredibile: direttore nella prima stagione del 1913 all'Arena, poi dagli anni Trenta ai Sessanta direttore principale all'Opera di Roma, e contemporaneamente presente al Met di New York e all'Opera di Chicago, con diverse "prime" di opere italiane in America.

In questo cd dedicato a Maria Callas molti dei brani presentati vedono alle spalle del soprano la sua bacchetta. In particolare i Puccini del 1954, che spaziano da O mio babbino caro (Gianni Schicchi) alla Bohème di Sì, mi chiamano Mimì e Donde lieta uscì, a Un bel dì vedremo di Madama Butterfly, fino a Turandot di Signore, ascolta!. Quel disco ebbe tanto successe che se ne fece subito un secondo, sempre di brani sparsi, e sempre con Serafin, che però andava dal Rossini del Barbiere (Una voce poco fa) alla Wally (1892) di Alfredo Catalani, titolo e autore oggi completamente scomparsi dal repertorio, ma tanto amati e protetti, ad esempio, da Toscanini. La Callas qui ne interpreta Ebben? Ne andrò lontana: pagina segnata inconfondibilmente, per timbro e accento. Non a caso scelta per chiuderne il Ritratto. Ma Serafin non è il solo maestro concertatore presente nel cd: accanto a lui troviamo Nicola Rescigno, che nel 1958 firmò un'antologia di cui si ascolta il Verdi di Ernani, Ernani involami. La Callas non portò mai Ernani sulle scene. Purtroppo, perché da sola quest'Aria lascia presagire il capolavoro.

Un posto prezioso spetta a Gabriele Santini, che registrò con l'Orchestra Rai di Torino l'unica Traviata ufficiale, fissata in disco dalla Callas: nel 1953, due anni prima della famosa del 1955, alla Scala, con Giulini, Visconti e le scene di Lila De Nobili. L'entrata di lei, nella seconda strofa del brindisi Libiamo ne' lieti calici, accanto alla immancabile presa unica della parola, sfoggia una bellezza di colore, così trillante e piena, da trasmettere la gioia in ogni nota. Non manca De Sabata, il direttore più importante (Toscanini non lavorò mai con lei): la traccia numero 4 del cd è per il loro Vissi d'arte, dalla Tosca del 1953, finalmente alla Scala. Ascoltato a distanza, suona come un'epigrafe. La Callas muore sola, a Parigi, nel 1977. Le ceneri sono nel suo mare Egeo.

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