Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 13:11.

My24

"L'abbiamo vinto il bastardo" fu il primo commento dell'apicoltore neozelandese Edmund Hillary che il 29 maggio del '53 raggiunse per la prima volta l'Everest, la piu' alta montagna del mondo con i suoi 8848 metri insieme allo sherpa Tenzing Norgay. La gara tra Paesi alle conquiste delle vette inviolate (l'Italia si aggiudico' il K2 l'anno dopo, nel '54) vedeva in prima linea il Commonwealth britannico della nuova regina Elisabetta e coronava, con un'impresa sportiva, la vittoria contro la Germania nazista di pochi anni prima (quella Germania che aveva salutato negli anni '30 la conquista della parete Nord dell'Eiger).

Ma il giubileo d'oro dell'Everest, celebrato con quattro giorni di festeggiamenti a Katmandu, la capitale del Nepal, sta riaprendo il dibattito su come e' cambiata negli ultimi 60 anni la montagna e che senso ha oggi salire sul "tetto del mondo". Prova a fare qualche riflessione uno che questo mondo lo conosce bene perche' ha guidato varie spedizioni in Himalaya e in Karakorum e presiede oggi il Comitato EvK2Cnr, Agostino Da Polenza. Siamo solo all'inizio della stagione nel Sagarmatha Nationa Park nel Nepal orientale dominato dall'Everest e sono gia' oltre 300 le persone salite in vetta (tra cui la prima donna saudita, il piu' giovane, il piu' anziano, un'ottantenne coreano ecc). A fine stagione, spiega Da Polenza, saranno almeno il doppio ma solo un numero ridottissimo riuscira' a fare a meno dell'ossigeno. L'anno scorso su 600 saliti in vetta solo 5 non hanno usato le bombole.

"E' una discriminante fortissima - aggiunge il presidente del Comitato EvK2Cnr - significa abbassare di 2 o 3mila metri la vetta, e' un po' come fare il giro d'Italia ma in motorino. Certo sempre un'impresa impegnativa e complessa ma da un punto di vista etico-sportivo e' un'altra cosa". Da Polenza, che ha guidato varie spedizioni sul Lotse e sull'Everest, riconosce che, in una prima fase dell'Himalaysmo, l'uso dell'ossigeno era considerato indispensabile per le conoscenze della fisiologia umana (lo stesso Hillary ne fece uso) ma dal '79 con Messner tutto e' cambiato. "Lo stesso Simone Moro che e' salito tre volte sull'Everest - aggiunge Da Polenza- non e' mai riuscito a farlo senza ossigeno". Insomma un conto erano le imprese leggendarie di 60 anni fa, altro e' pagare dagli 8mila agli 80mila dollari (a seconda del tipo di trattamento) per vedersi portati quasi in vetta dagli sherpa, gli stessi che meno di un mese fa in un campo alto dell'Everest, a 6mila metri, impegnati a montare le corde fisse per i "turisti" hanno ingaggiato una vera rissa con coltetti e pietre aggredendo Simone Moro che era li' senza il loro aiuto e saliva in puro stile alpino. "L'alpinismo e' un'altra cosa- dice un po' sconsolato Da Polenza- e' fatto di estetica delle forme, di sfida, di complicazione delle vie di accesso, di etica sportiva e non di esibizionismo fine a se stesso.

E poi, fino a 20 anni fa il Nepal dava un solo permesso a stagione, saliti a 3-4 su diverse vie fino a oggi che quasi non si contano, bisognerebbe tornare a numeri piu' ridotti". Un piccolo ma significativo tassello per salvaguardare questi valori l'Italia lo ha messo gia' 25 anni fa con la Piramide del Comitato EVK2Cnr vicino al campo base dell'Everest, ormai uno dei 28 osservatori riconosciuti dalla Meteorogical International Oganization per lo studio dei cambiamenti climatici di tutta l'area Himalayana. Da Polenza volera' a fine settembre a Katmandu per la sostituzione dei pannelli solari del laboratorio piramide ormai esauriti dopo 25 anni. Un lavoro che verra' realizzato dal consorzio per le batterie esauste Cobat e dalla Fiamm per i nuovi pannelli. L'Italia festeggera' cosi' il giubileo d'oro dell'Everest in attesa di preparare in grande stile le celebrazioni per i 60anni del K2, nel luglio dell'anno prossimo.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi