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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 14:48.

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Dalla Croisette alle sale italiane: dopo aver fatto discutere il Festival di Cannes, nei nostri cinema arriva «Solo Dio perdona», ultima fatica del danese Nicolas Winding Refn con protagonista Ryan Gosling.

L'attore canadese interpreta Julian, il proprietario di un locale di boxe thailandese a Bangkok, usato come copertura per lo spaccio di droga. A seguito dell'assassinio del fratello, Julian verrà costretto dalla madre, appena arrivata dagli Stati Uniti, a cercare vendetta.

Seguendo la tradizione del cinema asiatico di serie B, Nicolas Winding Refn sceglie una trama ridotta all'osso, asciugata di qualsiasi orpello narrativo, che impreziosisce con il suo stile elegante e personale. Grazie a una perfetta combinazione di immagini e suoni, «Solo Dio perdona» è un prodotto di grande cura formale, che assomiglia più a un esperimento di (ottima) video-arte che a un convenzionale lungometraggio cinematografico.

A Cannes ha ricevuto tanti elogi quante stroncature, ma complessivamente, al di là dei limiti narrativi, è un suggestivo concerto audiovisivo, dove i colori notturni sono accompagnati da rumori spettrali, che non può lasciare indifferenti.

Nicolas Winding Refn, dopo il successo di «Drive» (Miglior Regia al Festival di Cannes 2011), decide di rischiare e, con una messa in scena coraggiosa e mai banale, ci regala l'ennesima lezione registica della sua importante carriera.

Nel cast, Ryan Gosling è meno efficace del solito, mentre è da segnalare l'intensa performance di Kristin Scott Thomas, pienamente a suo agio in panni molto diversi (interpreta la madre Jenna) da quelli vestiti ultimamente sul grande schermo.

In un weekend in cui escono diverse commedie trascurabili (da «Benvenuti a Saint Tropez» di Danièle Thompson a «Una notte da leoni 3» di Todd Phillips), una menzione speciale va a «Tutti pazzi per Rose», brillante opera prima del francese Régis Roinsard.

Ambientata sul finire degli anni '50, la pellicola racconta la vita di Rose Pamphyle, una ragazza di provincia dalla vita noiosa che sogna di diventare segretaria Il suo desiderio si realizza grazie a Louis Echard, responsabile di un'agenzia di assicurazioni, che l'assume dopo averne ammirato la straordinaria velocità nel battere a macchina: il suo talento la porterà a iscriversi ai campionati regionali di dattilografia.

Più che una semplice commedia dal sapore vintage, «Tutti pazzi per Rose» è un film sportivo a tutti gli effetti, con un'atleta (la segretaria), un allenatore (il suo capo) e un torneo da vincere.

Grazie a una sceneggiatura scorrevole e priva di cali, Roinsard realizza un prodotto fresco e originale nella sua semplicità: il finale è piuttosto scontato ma si può chiudere un occhio di fronte a un esordio così interessante e gradevole.

Funziona la coppia di protagonisti Romain Duris e Déborah François, così come il cast di contorno, in cui è presente anche Bérénice Bejo, appena premiata a Cannes come miglior attrice per l'interpretazione nel film «Le passé» di Asghar Farhadi.

Infine, da segnalare l'uscita di un titolo storico in versione restaurata: «To Be Or Not To Be - Vogliamo vivere!», film di Ernst Lubitsch del 1942. Si tratta di una pellicola satirica (nei confronti del nazismo in primis), incentrata sul rapporto tra realtà e finzione, con protagonista una compagnia di attori polacchi (capitanati da Carole Lombard) rimasti senza lavoro a causa dell'invasione tedesca.

Da scoprire, o riscoprire, per avere un quadro (approfondito nella sua apparente leggerezza) della drammatica realtà dell'epoca e per poter ammirare sul grande schermo il tocco di un regista che ha fatto la storia della settima arte.

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