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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2013 alle ore 16:44.

(LaPresse)(LaPresse)

Una parata in tono minore per l'effetto crisi. Nel giorno della festa della Repubblica il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, tra gli applausi della gente, ha raggiunto via dei Fori Imperiali a bordo della Flaminia presidenziale scoperta, scortato dai corazzieri in motocicletta, fino al posto sul palco presidenziale dove erano presenti le massime autorità dello Stato. A rendergli gli onori un reparto di corazzieri che, anche per questa edizione della parata segnata dall'austerity, erano a piedi e non a cavallo.

«Le Forze armate al servizio del Paese» è stato il tema della parata, che come nel 2012 è drasticamente ridotta nei numeri rispetto al passato, in omaggio alla spending review. A sfilare circa 3.330, tra militari e civili, ma senza cavalli e aerei (neppure le Frecce tricolori, assenza che ha suscitato qualche polemica) e i mezzi ridotti all'osso. I costi sono stati stimati in un milione e mezzo di euro, contro i 2 milioni del 2012 e i 4 milioni e 400 mila del 2011.

Napolitano è giunto all'Altare della Patria accompagnato dal ministro della Difesa Mario Mauro e dal capo di Stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli. Sulle scale del Vittoriano, a ricevere il capo dello Stato, tra gli altri, il presidente del Senato, Piero Grasso, quello della Camera, Laura Boldrini, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Regione Nicola Zingaretti. La banda dell'Esercito ha intonato l'Inno nazionale. Dopo l'alzabandiera solenne e la deposizione di una corona d'alloro sul sacello del Milite Ignoto, Napolitano ha poi lasciato Piazza Venezia per passare in rassegna le truppe.

Come già successo il 25 aprile il presidente della Repubblica è rimasto alla base della scalea del Vittoriano, insieme alle altre autorità: solo i corazzieri sono saliti al sacello del milite ignoto per deporre la corona. È quella che viene definita deposizione della corona «in forma statica e che, secondo quanto si è appreso, verrà adottata d'ora in avanti».

«Non mi piace tutta questa austerità», confessa Francesco, arrivato da Catania anche per vedere sfilare mezzi e cavalli. Per non parlare delle Frecce Tricolori, rimaste negli hangar con grande disappunto dell'ex ministro della Difesa Ignazio la Russa. Che, non senza animo provocatorio, in prima fila nella tribuna delle autorità sventola un fazzoletto tricolore e il cappellino azzurro della Pattuglia acrobatica nazionale. Al termine della parata, però, dà la notizia: «Il presidente della Repubblica mi ha assicurato - dice ai giornalisti - che dall'anno prossimo sarà ripristinato il passaggio delle Frecce Tricolori».

Tra gli assenti, i familiari dei due marò trattenuti in India, che erano stati invitati dal ministro della Difesa. Quelli di Latorre però sono volati in India per il suo compleanno, mentre la moglie di Girone è restata in Puglia per non far sobbarcare il viaggio ai figli piccoli. «Ma è come se fossimo lì», hanno scritto a Mauro, grati per aver «dedicato questa festa anche a loro. Grazie a tutti voi e grazie Italia».

La parata è durata un'ora e si è svolta secondo copione, solo orfana dei «216 quadrupedi e 196 mezzi di varia tipologia» che resero imponente l'edizione di due anni fa: gli unici quadrupedi, stavolta, erano sei cani della polizia penitenziaria, mentre i veicoli sono stati ridotti all'osso, in pratica solo quelli dei Medaglieri. Anche se appiedati, comunque, i vari reparti sono stati tutti applauditi con grande calore, specie la fanfara dei bersaglieri che ha concluso, di corsa, la festa.

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