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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2013 alle ore 08:38.

Il "Pugilatore in riposo" riemerse all'improvviso nel marzo del 1885 alle pendici occidentali del Quirinale in via IV Novembre, nel luogo dell'ex convento di San Silvestro. La statua era stata rinvenuta tra il secondo e il terzo muro di fondazione di un edificio antico, alla profondità di 18 piedi. Dall'osservazione diretta dell'asportazione della terra in cui giaceva il capolavoro, l'archeologo Rodolfo Lanciani capì che la statua era stata nascosta in quel punto con la massima cura, collocata su un capitello di pietra in una cavità poi riempita con terra finemente setacciata, in modo da preservarne la superficie da eventuali danni. In preda all'emozione, Lanciani così descrisse il ritrovamento: «Sono stato presente nella mia lunga carriera a molte scoperte e ho inaspettatamente incontrato reali capolavori. Ma non ho mai provato un'impressione simile a quella creata dalla vista di questo magnifico esemplare di un atleta semi-barbaro, uscente lentamente dal terreno come si svegliasse da un lungo sonno dopo i suoi valorosi combattimenti».
I sentimenti di Lanciani sono ancor'oggi comprensibili e condivisibili perché la statua si rivelò subito di una bellezza, importanza e rarità fuori dall'ordinario. Modellata nel bronzo a cera persa, alta 128 centimetri, e probabilmente realizzata in Grecia nella tarda età ellenistica (tra il IV e il I secolo prima di Cristo) questa scultura si presentò agli scopritori miracolosamente integra. Di dimensioni maggiori del vero, essa raffigura un pugile nudo in riposo dopo un combattimento che gli ha provocato numerose ferite e ammaccature sulla testa e sul corpo. L'atleta è seduto su una roccia (di fattura moderna, in sostituzione del sedile originale), ed appoggia sulle cosce le braccia appesantite dai guantoni in uso in Grecia, composti di un cesto, un guanto di cuoio e un involucro di pelle. Il recente restauro ha permesso di capire le modalità tecniche dell'esecuzione dell'opera: si tratta di una fusione a cera persa effettuata con il metodo indiretto, utilizzando calchi negativi delle singole parti dell'opera (gambe, sesso, torso, braccia, guantoni e testa) fuse separatamente e successivamente saldate. A tal proposito la lettera alpha incisa prima della fusione sotto il dito medio del piede sinistro doveva servire a riconoscere al momento dell'assemblaggio il pezzo pertinente. Un'altra curiosità: le labbra e i capezzoli della statua sono eseguiti in rame.
Quest'autentica meraviglia ha, da pochi giorni, lasciato la sua sede abituale (il Museo Nazionale Romano-Palazzo Massimo alle Terme di Roma) per raggiungere per la prima volta gli Stati Uniti ed essere esposta in una mostra a tema allestita fino al 15 luglio al Metropolitan Museum di New York. La rassegna è stata sponsorizzata da Eni e organizzata grazie all'Ambasciata italiana a Washington, nell'ambito delle celebrazioni dell'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, di cui Eni è Corporate Ambassador.
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The Boxer, An Ancient Masterpiece, New York, The Metropolitan Museum (Mary and Michael Jaharisa Gallery, Greek and Roman Galleries) fino al
15 luglio

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