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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2013 alle ore 08:28.

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itaglia la mano orante / dall'aria /
con la forbice degli occhi... /
Fanno restare senza fiato, / oggi, /
le mani giunte.
«Gli antichi dicevano che pregare è respirare.
È evidente quanto sia sciocco voler parlare
di un "perché". Perché io respiro?
Perché altrimenti morrei. Così con la preghiera».
Era Kierkegaard ad annotare queste righe
nel suo diario. Anni fa a Milano il cardinale Martini dedicò una delle sue «Cattedre dei non credenti» proprio alla preghiera.
Sì, anche il "laico" talora invoca, come faceva Caproni: «Dio onnipotente, cerca / a furia d'insistere / – almeno – di esistere». Rimane, comunque, lo stupore davanti alle «mani giunte», elevate nell'aria, fuori della palude
della chiacchiera e del vociare, come
confessava Paul Celan nei versi che ho sopra citato. Perché – era Wittgenstein a dirlo – «pregare è pensare al senso della vita».
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