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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2013 alle ore 08:46.

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Da diversi anni uno degli elementi di interesse del Festival del Nuovo Cinema di Pesaro (nato a metà anni 60 come avamposto delle nouvelles vagues nel nostro paese, e poi teatro di importanti riletture della storia del cinema italiano) sta in puntuali retrospettive su cinematografie nazionali emergenti.
Dall'Argentina al Messico, dalla Russia alla Germania, la geografia del cinema è stata seguita offrendo a volte autentiche sorprese (ad esempio il cinema di Israele, quattro anni fa, che da allora ha continuato a crescere). Quest'anno, dal 24 al 30 giugno, è il turno del Cile, e chissà se in questa scelta ha contato anche l'imminente anniversario del golpe di Pinochet (11 settembre 1973). Per i nostri spettatori, il cinema cileno è legato soprattutto al nome di Pablo Larrain, di cui è appena uscito No- I giorni dell'arcobaleno, e per i più informati a quello di Sebastian Silva (autore di La nana- Affetti e dispetti) che ha appena realizzato due apprezzati film negli Stati Uniti. Ma Pesaro presenta l'opera di vari altri autori, spesso giovanissimi, tra cui spicca Sebastian Lelio, protagonista di un piccolo focus. Lelio, che si era affermato nel 2005 con La sagrada familia (2005), feroce ritratto di una famiglia borghese, ha realizzato tra l'altro un impressionante road movie sulle macerie dello tsunami del 2010 (El ano del tigre) e il recentissimo Gloria, storia d'amore tra due sessantenni. Dei film della retrospettiva cilena, almeno uno è annunciato in uscita nelle sale italiane: si tratta di Violeta Parra- Went to Heaven di Andrés Wood, ispirato alla vita della leggendaria cantante morta nel 1967. Dopo esser stato premiato al Sundance e nominato all'Oscar come miglior film straniero, Violeta Parra verrà distribuito dal 4 luglio da una nuova etichetta, la Monkey Creative Studios.
L'altra retrospettiva pesarese, tradizionalmente dedicata all'Italia, si concentra quest'anno sul cinema sperimentale dal 2000 al 2012. E questi ultimi anni, in effetti, forse anche per via di una crisi generale, economica e creativa, hanno visto l'emergere di forme di narrazione ibride, non tradizionali, prima confinate a circuiti marginali: pensiamo solo ai nomi di Michelangelo Frammartino, Alina Marazzi, Pietro Marcello. In un territorio vasto e mobile, che si può incrociare di volta in volta con il documentario o con la video-arte, è da ricordare un angolo felicemente "locale", l'omaggio a due grandi registi di film d'animazione, Gian Luigi Toccafondo e Simone Massi, ben noti anche fuori dai nostri confini nazionali. I due sono esponenti di quella che si potrebbe definire la "scuola marchigiana" del disegno animato, che ha avuto al sua fucina nell'istituto Statale d'arte di Urbino (la "scuola del Libro"), dove un altro bravissimo disegnatore e animatore, Roberto Catani, ha formato decine di giovani artisti. Gli allievi del corso di perfezionamento della scuola del libro saranno peraltro presenti al festival con loro installazioni.
Due italiani sono presenti (a fianco ad altri cinque titoli da tutto il mondo) anche nel concorso ufficiale del festival. La prima, la documentarista Fabiana Sargentini, esordisce nella fiction con Non lo so ancora, scritto dall'illustre critico Morando Morandini. L'altro titolo italiano in concorso, L'estate sta finendo, è invece l'opera seconda di Stefano Tummolini. Dopo Un altro pianeta, ambientato a Capocotta, Tummolini discende ulteriormente il litorale laziale e ambienta questo nuovo film tra il Circeo e Sperlonga, in una gita che si trasforma in gioco al massacro tra giovani ricchi, cinici e destrorsi.
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