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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 14:59.

Le autorità britanniche vorrebbero trattenere l'Apostolo di Raffaello nell'isola ed evitarne l'esportazione visto che l'identità del misterioso acquirente del magnifico disegno battuto in dicembre da Sotheby's è il finanziere newyorchese Leon Black, che vorrebbe portarsi l'opera in patria nella sua collezione.
Finora rimasto anonimo, il collezionista americano che al termine di una gara al rialzo di 17 minuti ha sborsato 47,9 milioni di dollari, un record per un disegno a un'asta, per portarsi a casa l'opera del maestro di Urbino ora dovrà attendere poiché le autorità britanniche hanno bloccato l'export del capolavoro. La Gran Bretagna, in uno sforzo di mantenere il disegno nel Regno Unito, ha chiesto a Black di rinviarne il trasferimento oltre-Atlantico per dare a collezionisti privati o musei diritto di prelazione. La norma vale per qualsiasi opera d'arte rimasta su suolo britannico per oltre 50 anni.
L'Apostolo di Raffaello, prima della vendita da Sotheby's, era stato acquistato 300 anni fa da William Cavendish, secondo Duca di Devonshire, e da allora era rimasto nella collezione di famiglia a Chatsworth. Il governo americano non ha una legge simile a quella inglese e per Black, il fondatore del gruppo di private equity Apollo Global Management e collezionista di disegni antichi da quando era teen-ager, l'attesa potrebbe finire il 3 luglio se nessuna offerta pari al prezzo da lui pagato arriverà entro la data prestabilita. Il finanziere ha avuto gioco più facile quando ha comprato per 120 milioni di dollari l'Urlo di Munch poiché il pastello fu battuto da Sotheby's a New York, a pochi passi dal suo appartamento di Park Avenue.
Black fa parte di un piccolo gruppo di miliardari interessati agli Antichi Maestri, interesse che ha portato al rialzo le quotazioni e non è l'unico collezionista o museo lasciato nel limbo dalla legge britannica sulla circolazione internazionale di beni artistici: nel 2010 il Getty Museum di Los Angeles dovette aspettare sette mesi prima di poter trasferire in America un paesaggio di J.M.W. Turner acquistato per 44,9 milioni. Otto anni prima lo stesso museo perse l'opportunità di includere una Madonna di Raffaello nelle sue sale perché la National Gallery di Londra riuscì a raccogliere fondi sufficienti e a tagliargli la strada.
Le regole britanniche sulla circolazione internazionale di arte alla fine danno dignità al mercato e, contestualmente, assegnano allo Stato un diritto di prelazione. Se confrontate con quelle italiane scopriamo che in entrambi i paesi per la circolazione internazionale di un'opera (qualora sia stata realizzata da più di 50 anni) occorre richiedere licenza di esportazione, diversi però sono i meccanismi che la regolano. In Italia il rifiuto della concessione della licenza da parte dei funzionari delle Soprintendenze, spesso presso le Dogane (la discrezionalità e l'opacità possono essere elevate), può portare alla notificazione dell'interesse culturale dell'opera: la "notifica" però non obbliga lo Stato all'acquisto, ma vincola il proprietario a vendere l'opera solo sul mercato italiano, con un suo probabile deprezzamento. Non solo, il suo "interesse culturale" pone limiti anche alla sua circolazione interna, per ragioni di salvaguardia.
Nel Regno Unito la licenza d'esportazione dipende da pochi e dichiarati criteri che giudicano il valore culturale di un oggetto (i cosiddetti "Waverley Criteria") e l'operato dei soggetti preposti è reso pubblico attraverso Report annuali. Anche in caso di ravvisate caratteristiche di eccezionalità dell'opera da parte del Ministero britannico, come potrebbe essere l'Apostolo di Raffaello, l'acquirente non viene penalizzato dalla negazione definitiva all'esportazione. Lo Stato inglese, al contrario di quello italiano, non ha il procedimento di vincolo, ma il diritto di prelazione sull'acquisto di un'opera per cui è stata richiesta l'esportazione. Se il Ministero ne riconosce l'importanza per il patrimonio nazionale può rinviare la decisione sull'esportazione per dare tempo alle istituzioni inglesi di fare un'offerta d'acquisto. In mancanza di offerte statali, il privato può esportare. Se, invece, un'istituzione mostra interesse, la decisione viene rimandata ancora per raccogliere i fondi, come successe nel 1994 quando il Victoria & Albert Museum e la National Galleries of Scotland riuscirono a fermare l'esportazione delle «Tre Grazie» del Canova, acquisite dal Getty Museum di Los Angeles. Solo se il proprietario dell'opera si rifiuta di vendere allo Stato gli viene interdetta l'esportazione e l'opera rimane di sua proprietà ma sul territorio inglese.
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