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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2013 alle ore 20:10.

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Domenica d'agosto (1950)Domenica d'agosto (1950)

Arriva l'estate e le spiagge iniziano ad affollarsi di turisti, appassionati di vacanze al mare o semplicemente in cerca di un po' di relax. Nel corso della storia del cinema, i litorali sono stati spesso protagonisti di pellicole d'autore e di sequenze rimaste nella memoria collettiva. Non sono però molti i film, davvero degni d'attenzione, ambientati integralmente (o quasi) su una spiaggia: vi proponiamo una classifica di dieci titoli, in ordine cronologico, girati tra sabbia, ombrelloni e tavole da surf da vedere o rivedere prima di tuffarsi in acqua.

Charlot alla spiaggia (1915) di Charlie Chaplin: persino il celebre vagabondo Charlot ha sentito il richiamo del mare. Prodotto dalla Essanay, «Charlot alla spiaggia» è una delle più divertenti comiche dell'epoca, ricca di gag irresistibili e di tipiche situazioni da slapstick comedy: in questo caso il timido protagonista cercherà in tutti i modi di richiamare l'attenzione delle ragazze finendo vittima di tragicomici imprevisti.

Domenica d'agosto (1950) di Luciano Emmer: dall'accaldata Roma una folla, di ogni estrazione sociale e con differenti mezzi di trasporto, cerca di raggiungere il lido di Ostia per trascorrere una giornata in riva al mare. Pellicola spesso dimenticata, «Domenica d'agosto» segna una tappa importante nella storia del cinema italiano: il passaggio dal neorealismo alla commedia di costume. Ancora oggi è una riuscita cartolina dell'epoca, umoristica e sentimentale al tempo stesso.

Le vacanze di Monsieur Hulot (1953) di Jacques Tati: primo film in cui appare Monsieur Hulot, personaggio che Jacques Tati (attore e regista) interpreterà in altre quattro pellicole. La trama ruota attorno alle ferie del protagonista, che, in vacanza sulle spiagge della Bretagna, sarà vittima di una lunga serie di disavventure. Come gli altri lavori di Tati, è un importante omaggio ai grandi comici del muto (Chaplin e Buster Keaton in primis): le parole diventano rumori e la pantomima dei personaggi è la chiave dell'umorismo surreale del film.

Bonjour Tristesse (1958) di Otto Preminger: Raymond, uomo rimasto vedovo, e la figlia diciassettenne Cécile decidono di passare le vacanze in Costa Azzurra: la loro tranquillità sarà turbata dall'arrivo di Anne, amica intima di Raymond che suscita le gelosie di Cécile. Tratto dall'omonimo romanzo di Françoise Sagan, «Bonjour Tristesse» è una delle pellicole più toccanti firmate dal grande Otto Preminger. Importante riflessione sui rapporti familiari è un film che anticipa, per tematiche e scelte stilistiche, la nouvelle vague francese che proprio in quegli anni stava nascendo. Trio d'attori in stato di grazia: David Niven (Raymond), Deborah Kerr (Anne) e Jean Seberg (Cécile).

Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) di Lina Wertmüller: il modo migliore per (ri)scoprire il talento di Mariangela Melato (scomparsa lo scorso gennaio) è (ri)vedere i suoi indimenticabili duetti con Giancarlo Giannini nel film cult della regista romana. Lui veste i panni di un rozzo marinaio, meridionale e comunista, lei quelli di una signora della borghesia milanese: in seguito a un naufragio si ritroveranno soli su un'isola deserta del Mediterraneo dove la donna diventerà una sorta di schiava dell'uomo. Diverse le sequenze da ricordare, in particolare nella "sadomasochistica" parte centrale.

Lo squalo (1975) di Steven Spielberg: il film che spinse diverse persone a non fare mai più un bagno in mare. Uno dei più importanti lavori di Spielberg degli anni '70, «Lo squalo» racconta la vita di una cittadina balneare del New England, in cui un pescecane semina il panico tra la popolazione. Ottimo mix di divertimento e tensione, ebbe uno straordinario successo di pubblico e diede il via a ben tre sequel, tutti mediamente dimenticabili.

Un mercoledì da leoni (1978) di John Milius: diviso in quattro parti (che corrispondono a quattro grandi mareggiate), è uno dei film cult della New Hollywood anni '70. Non è soltanto un lungometraggio sportivo con protagonisti tre amici surfisti, ma si tratta di una pellicola sulla fine del sogno americano e sulla disillusione giovanile iniziata con la morte di Kennedy e proseguita con la guerra del Vietnam e lo scandalo del Watergate. Memorabile colonna sonora di Basil Poledouris.

Pauline alla spiaggia (1982) di Eric Rohmer: la quindicenne Pauline decide di passare gli ultimi giorni di vacanza in Normandia, a casa di Marion, una cugina molto più grande di lei da poco uscita da un matrimonio sfortunato. Eric Rohmer racconta con l'usuale delicatezza un classico racconto di formazione, in cui la protagonista si sente pronta ad affrontare il suo apprendistato amoroso. Nella filmografia del regista transalpino, fa parte della serie delle "Commedie e proverbi", iniziata dall'indimenticabile «La moglie dell'aviatore» (1981).

Point Break di Kathryn Bigelow, Il silenzio sul mare di Takeshi Kitano (1991): curiosamente, nello stesso anno (il 1991), sono usciti i due film a "tema surfistico" più importanti dell'epoca post «Un mercoledì da leoni». Il primo, «Point Break» dell'americana Kathryn Bigelow, è un action movie dall'ottimo ritmo con protagonista un agente speciale dell'Fbi (Keanu Reeves) che s'infiltra in un gruppo di surfisti alla ricerca di una banda di rapinatori di banche. Il secondo, «Il silenzio sul mare» del giapponese Takeshi Kitano, ruota attorno a un netturbino sordomuto di una città costiera, che ritrova voglia di vivere dopo essersi imbattuto in una tavola da surf abbandonata. I temi e il ritmo sono molto differenti (da un lato frenetico, dall'altro rarefatto e quasi inesistente) ma entrambi hanno, in modo diversi, segnato il cinema degli anni '90.

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