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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2013 alle ore 18:21.

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Paladino porta a Ravello il genio di Gesualdo. E rivela: «Presto un progetto con Lou Reed» - Foto

Cammina per i viottoli cari a Wagner con l'immancabile sigaretta in bocca, fissa le sue sculture, dà in giro indicazioni su come posizionarle per trarne il massimo carico di suggestione, in uno dei luoghi più suggestivi al mondo. Mimmo Paladino, instancabile profeta della Transavanguardia, è a Ravello a preparare la mostra a lui dedicata, curata da Flavio Arensi, tra i pezzi forti dell'edizione 2013 del Ravello Festival.
Tempo di ultimi ritocchi: si inaugura sabato 29 giugno. Cinquanta opere posizionate tra la terrazza dell'Auditorium Oscar Niemeyer (il gruppo dei venti «Testimoni») e i giardini di Villa Rufolo, alcune delle quali realizzate per l'occasione, molte mai esposte. In linea con la tradizione della kermesse della Costiera Amalfitana, il filo rosso è la musica, arte giocata su sottili equilibri geometrici almeno quanto le opere del Maestro di Paduli che fece innamorare New York. Inevitabile che si finisca a parlare delle sue passioni musicali.

Paladino, com'è nato il progetto di questa mostra?
Sulle prime, in modo abbastanza convenzionale: ho risposto a un invito arrivatomi un paio di mesi fa. Sono del parere che quando arriva un invito da un luogo così pieno di mitologia come Ravello, un artista abbia quasi il dovere di rispondere. Non mi sono lasciato scappare l'occasione, anche se il tempo a disposizione non era molto.

Ha comunque trovato il modo di lasciare una traccia originale: è il caso delle sculture esposte per la prima volta nella cappella della Villa, ciclo dedicato al controverso madrigalista seicentesco Gesualdo da Venosa. Quanto l'ha ispirata questa figura?
Carlo Gesualdo è un personaggio di grande fascino, per vicende artistiche e personali. Visse a pochi chilometri da Paduli, dove ho il mio studio. È legato a filo doppio con le vicende di Napoli. Da quando ho lavorato sul «Quijote» coltivavo l'idea di concentrarmi sulla sua figura. Il quarto centenario della sua morte, che ricorrerà l'8 settembre di quest'anno, è stato il presupposto per farlo.

Oltre alle sculture ha in produzione anche il cortometraggio «Labyrinthus» ispirato alla figura di Gesualdo.
Ci sto lavorando, è in fase di post-produzione, lo presenteremo sempre a Ravello nel corso del festival. Ho affidato ad Alessandro Haber la lettura del testamento di Gesualdo. Posso anticipare che sarà un gioco di luci.

A quanto pare anche di musiche: quelle che ha affidato a Franco Mussida, chitarrista della Pfm. Lei ha collaborato con moltissimi musicisti: nel «Quijote», per esempio, ha fatto recitare Paolo Servillo e Lucio Dalla. Per «I Dormienti» ha lavorato fianco a fianco con Bria Eno. C'è una collaborazione musicale che avrebbe voluto realizzare ma non ha potuto?
Quella con Luciano Berio. Per lui realizzai il manifesto di «Un re in ascolto». Fu un dialogo interessante che avrebbe potuto portarci ancora più lontano. Berio mi precedeva di una generazione e purtroppo non abbiamo fatto in tempo.

Altro grande della musica suo amico ed estimatore è Lou Reed. Ha detto di ispirarsi a lei per i suoi lavori artistici. Progetti di collaborazione anche in questo caso?
C'è una vecchia idea: vorrebbe portare in Italia il concept «The Raven», affidandomi regia e scenografie. Ne abbiamo parlato spesso, finora non ci siamo riusciti. Prima o poi dovremmo farlo.

Reed è anche un grande collezionista di Transavanguardia.
Ha vissuto gli anni dell'esplosione del movimento all'apice della sua parabola musicale. Ha sposato un'artista del calibro di Laurie Anderson. È un appassionato di arte onnivoro. Nella musica non è raro trovarne: ricordo Lucio Dalla, per esempio. Casa sua era una specie di bricabrac del collezionismo, con gli avanguardisti a pochi centimetri dal presepe napoletano. Cosa meno nota: anche in Francesco De Gregori c'è una passione insaziabile per l'arte.

Torniamo alla sua mostra di Ravello: il tratto dominante pare proprio essere il rapporto tra arti figurative e musica. Merito della matematica che rappresenta la cifra comune di questi due linguaggi espressivi apparentemente così diversi?
Matematica e non solo. Faccio spesso l'esempio di Bach: è considerato il più grande organizzatore di musica della storia. Possedeva in profondità tutti i meccanismi che stanno dietro al processo compositivo e li gestiva con grande sapienza. Eppure la sua musica ti porta altrove, a un livello tutt'altro che razionale. Miracoli che riescono anche alle arti figurative.

Per concludere, che musica sta ascoltando in questo periodo?
Esco da un lunghissimo approfondimento dei madrigali di Gesualdo di Venosa. Indispensabile per chiunque voglia avvicinarsi all'universo di questo grande artista. Una musica che ti rimane attaccata addosso.

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