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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2013 alle ore 14:23.

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L'isola è «rifugio e minaccia», croce e delizia: qui «le parole che usiamo per la meteorologia possono applicarsi agli stati d'animo: calmo, agitato, sereno. È un ammaestramento di solitudine». Inizia così Isolatria. Viaggio nell'arcipelago della Maddalena, il cui mare surreale vira dal blu cupo delle Bocche di Bonifacio al color vino del Villaggio Piras, al turchese di cala Coticcio, detta Tahiti per il suo fascino caraibico (pure San Teodoro, nel gallurese, poco più a Sud, vanta una sua Tahiti: cala Brandinchi. Concorrenza sleale o scarsa fantasia?).
L'autrice, Antonella Anedda, discende dai maddalenini, che si sentono più affini alla Francia che alla Sardegna: la loro terra è una «piccola Parigi» e ancora oggi, durante la festa patronale del 22 luglio, dietro alla statua di Maria Maddalena «sfilano il sindaco e il vescovo di Ajaccio, e quando c'erano gli americani sfilava anche il comandante della base». Per i sardi questi isolani sono «bastardi»; per Plinio il Vecchio, l'arcipelago, costituito da sette isole maggiori e oltre quaranta isolotti, è «cuniculariae», popolato di conigli, da Razzoli a Caprera, da Santo Stefano a Spargi, da Santa Maria all'Isola delle bisce. Per tutti, però, il paesaggio è una «foresta di scogli», selvatica e inospitale.
È raro, infatti, trovare spiagge attrezzate, ombrelloni e cabine: l'isola è sprezzante, l'autrice fiera della sua asprezza, ai limiti dello snobismo, come nella «spiaggia per cani proibita a chi i cani non li ha. Non ci sono bambini, solo adulti con cani». Eppure non si bada all'arte (l'unico museo, se non si conta la casa di Garibaldi, è navale), né all'estetica: «Quest'isola sarebbe potuta essere un'alternativa alla falsità della Costa Smeralda, invece è un monumento alla bruttezza… C'è quasi un odio per il luoghi». Qui è sepolto il più schivo dei divi nazionali, Gian Maria Volonté: «Forse, la Sardegna cura omeopaticamente i diffidenti, i delusi, i silenziosi. È un campus perfetto di autismo».
Più che una guida, questo saggio è un racconto di viaggio, «una traduzione di servizio» confezionata da una discendente isolana, che da una vita viene in vacanza nell'arcipelago, alloggiando nella casa di famiglia vicino al porto: «Ripeto i nomi delle spiagge, disordinatamente: Spalmatore, Cala Lunga, Monti di Rena, Strangolato, Polpo, Bassa Trinita, Tegge, Nido d'Aquila, Cala Francese, Madonnetta, Carlotto, Stagnali, Porto Palma, Relitto, Punta Rossa, Due Mari, Cala Serena, Budelli… Non sono tutte, ma l'elenco concilia il sonno».
Antonella Anedda, Isolatria, Laterza, pagg. 133, € 12,00

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