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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 16:09.

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Marlene Dietrich e Leni Riefensthal: due donne mito a confronto - Foto

Marlene Dietrich, la grande attrice, arrivata alla fama con il film "L'angelo azzurro", e Leni Riefensthal, la regista di "Il trionfo della volontà" e "Olympia", pellicole che se da un lato fondono innovazione tecnica e talento visionario, dall'altro supportano la propaganda nazionalsocialista, iniziano la loro attività artistica negli anni '20 sugli stessi palcoscenici berlinesi, durante la Repubblica di Weimar, segnata dall'incertezza politico-economica, ma da un dinamismo delle arti che interessava anche il cinema, che si stava affermando in quel periodo.

Dietrich e Riefenstahl rappresentano entrambe l'idea di donna forte, libera e di successo, in contrasto con quella della donna moglie e madre, dominante nella Germania del tempo, che era nata negli ambienti culturali della Repubblica di Weimar. "Marlene e Leni", il libro di Gian Enrico Rusconi, edito da Feltrinelli, racconta le similitudini tra gli esordi delle due artiste e di come il loro percorso sia in seguito andato a divaricarsi sempre di più.

Dietrich, in virtù della notorietà ottenuta nel 1930 con "L'angelo azzurro", spinta dal regista Josef von Sternberg, iniziò a lavorare a Hollywood, per conto della Paramount, diventando una diva internazionale, al pari di Greta Garbo, grazie a film come "Marocco", "Disonorata" e Shanghai Express". Il libro si sofferma sulle prese di posizione dell'attrice contro il regime hitleriano, che pure aveva cercato di favorire un suo rientro in Germania con l'idea di sfruttare a proprio vantaggio la sua popolarità. Dietrich, durante la seconda guerra mondiale, raccolse fondi per sostenere le spese militari degli Usa e chiese di essere inviata al fronte, prima in Marocco, poi in Italia, per intrattenere con i suoi spettacoli le truppe. Ancora, il saggio ci dice dei numerosi amori di Marlene Dietrich, dalla relazione con l'attore francese Jean Gabin alla passione platonica per Ernest Hemingway.

Dall'altra parte si evidenzia l'ambiguità di Leni Riefenstahl, che celebrò il nazismo nei suoi film, ma che, dopo la guerra, sostenne di aver svolto unicamente il suo lavoro di regista e di non aver mai fatto politica, come se la sua stessa attività cinematografica, il contenuto delle sue opere e l'amicizia con Hitler negli anni '30 non fossero fattori strettamente connessi.

Il libro di Gian Enrico Rusconi riesce nell'intento di mostrare come le parabole artistiche e la vita di Dietrich e di Riefenstahl siano preziose per leggere le fasi storiche della Repubblica di Weimar e, per certi versi, del nazismo.

Marlene e Leni – Seduzione, cinema e politica
di Gian Enrico Rusconi
Feltrinelli, collana Storie
Pagg. 204; Euro 16

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