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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2013 alle ore 15:17.

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Wolverine l'immortale e Titeuf per i più piccoli - Foto

L'estate è la stagione dei supereroi: dopo «L'uomo d'acciaio» di Zack Snyder e in attesa di «Kick-Ass 2» di Jeff Wadlow, questa settimana arriva nelle nostre sale «Wolverine-L'immortale» di James Mangold.
Forte del successo di «X-Men le origini-Wolverine», spin-off della saga degli X-Men uscito nel 2009 e diretto da Gavin Hood, il mutante dagli artigli metallici torna in una nuova produzione a lui completamente dedicata.

Il personaggio, interpretato come sempre da Hugh Jackman, questa volta si spingerà fino in Giappone per andare al capezzale di un ricco imprenditore, ormai in fin di vita, che aveva conosciuto e salvato diversi anni prima. L'uomo, deciso a ricompensarlo, gli offre la possibilità di trasformarlo in un semplice essere umano: fragile e mortale.

Più efficace nelle sequenze statiche che in quelle d'azione, «Wolverine-L'immortale» è un prodotto senza infamia e senza lode, piatto e poco coraggioso, ricco di spunti interessanti che però rimangono soltanto in superficie.
James Mangold (autore di «Quando l'amore brucia l'anima» del 2005 e «Innocenti bugie» del 2010) si conferma un discreto mestierante hollywoodiano, privo di grandi guizzi ma capace di regalare un buon ritmo alle sue pellicole.

Hugh Jackman è ormai perfettamente a suo agio nei panni del supereroe mentre, tra i tanti attori nipponici in scena, il migliore è Hiroyuki Sanada, noto per titoli come «Tasogare Seibei» di Yoji Yamada o «Sunshine» di Danny Boyle, che torna a lavorare per il grande schermo a quattro anni di distanza da «Quella sera dorata» di James Ivory.

Se «Wolverine-L'immortale» punta soprattutto sul pubblico adolescente, per i più piccoli c'è «Titeuf-Il film», primo lungometraggio animato tratto dalla nota serie a fumetti francese, diventata negli anni anche un prodotto per la televisione.
Alla regia lo svizzero Philippe Chappuis, in arte Zep, colui che nel 1992 ha creato il personaggio di Titeuf, un bambino come tanti che deve fronteggiare quotidianamente grandi e piccole disavventure.

Questa volta Nadia, compagna di scuola di cui il protagonista è segretamente innamorato, sta per celebrare il suo compleanno ma ha deciso di invitare tutti tranne Titeuf che, pur di farle cambiare idea, sarà disposto a tutto.
Presentato nei giorni scorsi al Giffoni Film Festival, «Titeuf-Il film» ha (esattamente come gli albi a fumetti) il fine di mostrare come i bambini guardino al mondo degli adulti.

Purtroppo, a causa di una sceneggiatura piuttosto raffazzonata, la pellicola sembra una semplice puntata televisiva allungata più che un lavoro pensato per il grande schermo. Il 3d non aiuta una forma anonima e ben poco suggestiva persino per il, non troppo all'avanguardia, panorama dell'animazione europea.
Dalla Francia proviene anche «Se sposti un posto a tavola», commedia (molto) leggera firmata da Christelle Raynal. Prima di un banchetto di nozze, i segnaposti su un tavolo vengono inavvertitamente scambiati: la nuova disposizione modificherà per sempre le vite dei commensali. Cosa succederebbe però se l'ordine dei cartoncini cambiasse nuovamente?

«Sliding Doors» (1998) è stato più che un'ispirazione per «Se sposti un posto a tavola», film che sembra semplicemente una (brutta) copia della pellicola di Peter Howitt con Gwyneth Paltrow.
Lo spunto è ambizioso ma la regista transalpina non riesce a trovare la giusta sintonia tra le varie storie che racconta. Col passare dei minuti il ritmo crolla miseramente mentre la sceneggiatura, prevedibile e monotona, rende i personaggi sempre più stereotipati.

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