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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2013 alle ore 08:41.

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Il Madre, Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, è in decisa ripresa. Dopo un anno e mezzo di transizione, durante il quale, per motivi politici, si è addirittura corso il rischio di sospensione delle attività, la scelta per concorso di un nuovo direttore motivato, ambizioso e fortemente connesso con l'ambito internazionale, Andrea Viliani, ha restituito linfa al museo e ha confermato la prospettiva internazionale che già lo caratterizzava; prospettiva connaturale per il museo di una città che è stata a lungo importante crocevia di cultura e d'arte contemporanea.
Eccolo dunque ripartire con slancio, con una proclamata valorizzazione delle energie interne e con una programmazione di respiro: il presidente Pierpaolo Forte e il direttore Andrea Viliani hanno potuto presentare, insieme alle prime tre mostre della nuova direzione, le iniziative riguardanti l'indirizzo complessivo del museo, la collezione e le relazioni con il pubblico. Per quanto riguarda quest'ultimo, in particolare, l'idea di sviluppare il confronto con la città ha indotto la creazione di una "social room", Re_Pubblica madre in cui la partecipazione alla vita del museo viene attivata e messa in scena: una sorta di agorà dotata di diversi dispositivi: una tribuna che accoglierà dibattiti, presentazioni e attività didattiche; grandi lavagne magnetiche su cui è possibile fissare progetti, consigli e proposte; una Camera_Critica, un box che registrerà le riflessioni dei visitatori sul museo; una Lavagna Campania_Contemporanea che riporta gli eventi presenti sul territorio. Lo spazio si apre con un sipario che sarà periodicamente commissionato ad artisti, architetti e designer diversi - quello installato ora è di Lino Fiorito - e vuole esprimere la realtà di un museo in divenire; non a caso ospita l'opera di Nanni Balestrini Tristanoil (2012): un film senza inizio e senza fine, il film più lungo del mondo.
Per favorire lo scambio interno-esterno, il Madre si è reso attraversabile e interattivo anche in senso virtuale, con wi-fi, app e alcune piattaforme quali you madre Napoli.
Naturalmente l'aggiornamento investe l'assetto del patrimonio pubblico per eccellenza, la collezione: per_formare una collezione a cura di Alessandro Rabottini ed Eugenio Viola, è il nome dato al nuovo programma di acquisizione e allestimento. L'idea è che questi apporti rigenerino la collezione radicando e rendendo riconoscibile il Madre sul territorio nazionale e internazionale; le opere sono disseminate trasversalmente in tutto l'edificio.
La collezione in progress annovera per ora opere di Carlo Alfano, Carl Andre, Alighiero Boetti, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Joseph Beuys, Domenico Bianchi, Tomaso Binga, Tim Lino Fiorito, Sam Falls, Allan Kaprow, Living Theatre, Joseph Kosuth, Rollins + K.O.S.(Kids of Survival), Marinella Senatore, Arrigo Lora Totino, Lawrence Weiner. Il loro approdo al Madre è dovuto alla rinnovata capacità di fare rete con le più importanti realtà della città, dalle gallerie alle istituzioni pubbliche e private del settore, come la Fondazione Morra, l'Accademia di Belle Arti e la Fondazione Morra Greco; con quest'ultima, in particolare, la Fondazione Donnaregina ha avviato un programma collaborazione per un'esplorazione della produzione artistica più recente e sperimentale.
In occasione della riapertura ufficiale il Madre propone tre personali: Thomas Bayrle (fino al 14 ottobre), Mario Garcia Torres e Giulia Piscitelli (fino al 30 settembre). La prima, organizzata in collaborazione con il Wiels - Contemporary Art Centre di Bruxelles, accompagnata da un bel catalogo pubblicato in italiano da Electa, è una retrospettiva che esplora le fasi salienti della ricerca e i diversi aspetti della produzione di Bayrle dal 1960 a oggi: dai collages ai dipinti di grandi dimensioni, dai film alla produzione grafica ed editoriale, dai plastici e dagli utopici/distopici modelli architettonici alle prime macchine cinetiche, fino alle più recenti installazioni meccaniche. Si tratta di opere multiple, composite, brulicanti, che esprimono un senso di dinamismo. Sono infatti basate sulla logica della ripetizione ossessiva di uno stesso motivo di base, che va a comporre immagini diverse: immagini di masse radunate in occasione di comizi nella Germania di Hitler o nella Cina di Mao; o di individui accomunati da un'attività qualsiasi, come lavarsi i denti con la stesa marca di dentifricio o pulire i pavimenti con lo stesso detersivo; più avanti subentrano agglomerati urbani e giganteschi snodi stradali.
In tutte queste opere è il micro a generare il macro, connettendosi con l'insieme. Esponente tedesco della Pop Art, Bayrle ha infatti portato avanti una riflessione sulla produzione e mediazione delle immagini contemporanee e sulla relazione fra dimensione pubblica e sfera privata all'interno delle dinamiche della società dei consumi, delle ideologie e delle post-ideologie.
Vero e proprio condensato di stilemi e approcci della Pop Art, dell'Arte Concettuale e della Op Art, il suo percorso, tanto noto in Europa quanto poco in Italia, ci si offre in questa occasione nella sua coerenza e nella sua varietà.
Densa e rigorosa è anche la mostra dedicata a Giulia Piscitelli, animatrice a Napoli, negli anni Novanta della realtà alternativa dello Spazio Aperto e autrice di una perlustrazione dell'emblematica geografia sociale, economica e culturale della città.
Infine il Madre presenta il nucleo di lavori prodotti dall'artista Mario Garcia Torres durante otto anni di ricerca dedicati al One Hotel di Kabul, luogo di residenza e produzione artistica, dal 1971 al 1977, di Alighiero Boetti. Lunga vita al Madre.

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