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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2013 alle ore 15:40.

Locarno ai piedi di Werner Herzog. Delude Kiyoshi Kurosawa

Werner Herzog emoziona il Festival di Locarno: il grande regista tedesco, autore di pellicole come «Aguirre, furore di Dio» (1972) e «Grizzly Man» (2005), è stato indubbiamente il grande protagonista della sessantaseiesima edizione della kermesse svizzera. Chiamato nel Canton Ticino per ricevere il Pardo d'Oro alla carriera, Herzog, nel giorno di ferragosto, ha tenuto banco con una Masterclass in cui ha raccontato il suo modo di lavorare, svelato i segreti del suo cinema e risposto alle domande dei tanti appassionati presenti.

Nel corso della manifestazione è stata inoltre presentata la sua ultima fatica, «Death Row»: una serie di quattro puntate, girate per il canale televisivo Investigation Discovery, in cui il regista intervista diversi condannati a morte, ricostruendo il loro passato e gli omicidi per i quali sono stati condannati. Un vero e proprio viaggio negli abissi della mente umana, la cui prima tappa è stata il lungometraggio «Into the Abyss», proposto al Festival di Toronto 2011.

Il momento più emozionante per i fan del regista è arrivato però ieri sera quando, nella magica cornice della Piazza Grande, Herzog ha ricevuto il prestigioso riconoscimento a cui ha fatto seguito la proiezione «Fitzcarraldo», uno dei cult della sua carriera, datato 1982 e con protagonista un indimenticabile Klaus Kinski. Nel programma della serata da segnalare anche «About Time», nuova commedia di Richard Curtis («Love Actually», «I Love Radio Rock») con Rachel McAdams e Bill Nighy.

Se Herzog emoziona, un altro (in questo caso solo presunto) autore delude: è il caso di Kiyoshi Kurosawa con «Real», titolo tra i più attesi dell'intero festival.
Tratto dal romanzo «A Perfect Day for a Plesiosaur» di Rokuro Inui, il film ha per protagonisti Atsumi, ragazza che ha tentato il suicidio ed è in coma da un anno, e il suo fidanzato Koichi che, pur di salvarla, ricorre a una terapia neurochirurgica. Quest'ultimo entra nel subconscio di Atsumi nel tentativo estremo di provare a risvegliarla.

Cinque anni dopo «Tokyo Sonata», Kurosawa torna a lavorare per il grande schermo (in mezzo la serie tv «Penance», vista alla Mostra di Venezia 2012) con una pellicola ambiziosa e contorta, che vola troppo alto per non rischiare di cadere.
Eccessivamente elaborato nel suo andamento narrativo, «Real» è un film che si annoda su se stesso, incapace così di affascinare come avrebbe potuto e voluto.
Persino per un prodotto fantastico come questo, diverse sequenze appaiono poco credibili e le azioni dei personaggi risultano frettolose e mal motivate. Nella seconda parte, un colpo di scena irritante e costruito a tavolino fa dimenticare alcuni momenti suggestivi e ben realizzati.

Mediamente convincenti i due attori principali, Takeru Satô e Haruka Ayase, mentre è relegata a un ruolo di contorno l'ottima Miki Nakatani, nota agli appassionati del cinema horror nipponico per «The Ring» (1998) di Hideo Nakata.

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