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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2013 alle ore 08:41.
Il bullismo nelle scuole è oggi molto allarmante, ma non è un fenomeno nuovo: in passato ne fu vittima per esempio il massimo filosofo ciociaro, T.d.Q che, taciturno e alquanto paffuto, subì angherie di ogni tipo dai suoi compagni di classe. Ma un giorno l'amato maestro Albertone lo difese, apostrofrando i suoi piccoli persecutori con parole profetiche: «Voi lo chiamate "bue muto": ma io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della Terra».
T.d.Q., a cui non mancava certo la determinazione, prese quelle parole come una sfida. Studiando e scrivendo senza posa, raccolse grandi successi, prima come studente e poi come docente, venendo acclamato a Napoli, a Roma, a Colonia e a Parigi; infine concluse la sua brillante carriera con una prestigiosa cattedra alla Harvard University. In pochi anni la profezia del maestro si era avverata: i muggiti di T.d.Q. si udivano in ogni dove - e si odono ancora oggi.
Come si sa, alcune delle opere di T.d.Q. sono scritte in latino, altre in inglese. Rispetto a gran parte delle tematiche che affrontò, tuttavia, le sue idee rimasero immutate per tutta la carriera, dando vita a un sistema filosofico di ammirevole coerenza interna. Tra i pochi punti su cui T.d.Q. mutò opinione nel corso del tempo vi fu la questione di quale fosse la Scientia prima, ovvero il principale campo del sapere a cui tutti gli altri devono essere subordinati. Da giovane, quando era molto devoto, pensò che questo campo fosse la teologia; in seguito - anche dopo una personale crisi religiosa - attribuì invece il ruolo di Scientia prima alla fisica. Come detto, però, questo modesto cambiamento di prospettiva non alterò i capisaldi del suo pensiero. Così, per esempio, rispetto alla classica questione della verità, T.d.Q. assunse sempre una posizione rigorosamente aristotelico-tarskiana: la verità è adequatio rei et intellectus, ovvero corrispondenza tra realtà e mente nel senso espresso dalla celebre formula di Alfred Tarski «la neve è bianca se e solo se la neve è bianca». Una concezione, questa, che venne poi quasi universalmente accettata, con l'eccezione dei Paesi in cui, per questioni climatiche, non nevica mai.
La carriera del Nostro fu segnata anche dal tentativo di elaborare una posizione intermedia tra il realismo radicale (difeso da Guglielmo di Champeaux e Meinong) e le posizioni radicalmente nominalistiche ed empiristiche (sostenute da Roscellino e Carnap). Contro i primi, T.d.Q. argomentò sottilmente che sono dei pazzi scatenati: chi potrà mai vedere con i propri occhi cose come la rossezza o la cavallinità? Contro i secondi, scrisse la Summa e i Due dogmi dell'empirismo, opere che hanno fatto scuola: in breve, la sua idea è che se è vero che gli scapoli sono uomini non sposati, è anche vero che tendono a lasciare la loro casa in un disordine imbarazzante.
Ma i contributi filosofici di T.d.Q. non si fermarono qui, e molte sue opere lasciarono un segno indelebile nella storia del pensiero. Qui possiamo ricordare il trattato Contra Gentilem, in cui critica aspramente l'idealismo del noto filosofo siciliano; il dizionario filosofico Quidditates, in cui discute del più o del meno, ma anche del per e del diviso; la Expositio super primam et secundam Decretalem ad Archidiaconum Tudertinum, grandissimo successo editoriale da cui fu tratto un film con Marcello Mastroianni e Monica Vitti.
Insomma, come dare torto a Umberto Eco, quando pochi anni fa scriveva: «Ce ne fossero oggi di muggitori come lui»?
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