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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2013 alle ore 07:48.

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Un'edizione aggiornata del De exorcizandis obsessis a Daemonio, antico manuale per esorcisti, dovrebbe tener conto di quella scena dell'Esorciccio (1975) in cui Ciccio Ingrassia scacciava lo spirito immondo con l'ausilio di un testo sacro. La Bibbia? No, il Libretto rosso: «In nome di Mao ti espello!». I tempi sono cambiati, oggi ci si raduna brandendo l'Agenda rossa di Borsellino o perfino la Costituzione, ma non c'è scampo: ogni libro sventolato in piazza diventa un Libretto di Mao, un feticcio tribale, bene che vada un catechismo laico. Nel novembre 2010, mentre si discuteva la riforma Gelmini, scesero in piazza direttamente i libri: gli studenti manifestavano dietro scudi di gommapiuma con sopra il titolo di un testo ispiratore.

Qualcuno li chiamò "Book Bloc", e dall'Italia l'usanza pittoresca si è diffusa un po' ovunque in Europa e in America. Un libro a cura di Michela Carpi (Book Bloc. Le voci della protesta, da Omero a Wu Ming, Lantana editore) raccoglie cento dei titoli arruolati, ed è un documento prezioso per orientarsi nel retroterra culturale dei manifestanti. Un precedente c'è. Nel trentennale della contestazione, ManifestoLibri pubblicò I libri del 1968. Una bibliografia politica. Se ne deduceva che le letture dei sessantottini erano tenute insieme da una coerenza ferrea: marxismo vecchio e nuovo, psicoanalisi da liberazione sessuale, un po' di cattolicesimo del dissenso. Cosa rivela la bibliografia vivente dei Book Bloc? Tolti i vangeli superstiti di vecchie lotte, come Marcuse e Debord, è pressoché indecifrabile. Alcune linee guida s'intravedono, non esaltanti – fantascienza distopica, fumettoni «antagonisti», midcult feltrinelliano alla Pennac – ma per il resto i cento titoli sembrano altrettanti estranei intrappolati in un ascensore guasto.

Che ci fa lì in mezzo il povero Borges del Manuale di zoologia fantastica? Lolita con Harry Potter? Chesterton e il Kamasutra? La fattoria degli animali di Orwell con Casino totale di Izzo? Uno, nessuno e centomila di Pirandello cos'è, uno slogan delle "moltitudini" contro l'Impero? Scartando un comun denominatore troppo stupido per essere vero («Noi siamo la cultura, la bellezza e la fantasia, voi siete il liberismo che ci strangola»), vien voglia di stanare la logica profonda di questi accostamenti. Ma comunque si uniscano i puntini, ne sortiranno costellazioni deliranti: «Lottiamo per il diritto all'amplesso di massa, cattolico e magico, con unicorni dodicenni». C'è davvero da chiamare l'Esorciccio.

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