Sempre più autrici

Dare un volto all'autore. È uno dei problemi della tv, la cui creatività non va definita in termini di distinzione ma «nel contesto della coralità» (Horace Newcomb). La tv è sempre opera collettiva, eppure nel corso degli anni si è individuata, soprattutto per le serie, una figura chiave al comando. Cioè chi scrive e chi organizza (il regista, così osannato al cinema, è irrilevante). Due le figure: il creator, ideatore del progetto e sceneggiatore principale, e l'executive producer, che supervisiona le fasi di realizzazione della serie.

Con gli anni, questi due termini hanno finito per coincidere nella figura dello showrunner, "colui che conduce lo show", magari anche subentrando in stagioni successive. Diversi quindi i gradi di potere: o signore assoluto con un mondo e uno stile propri o responsabile di una macchina già esistente, cui magari imprimere una svolta. Uno solo al comando, che modifica, plasma, dirige un lavoro che è collaborativo. Anche quando uno e uno solo firma ogni episodio, come Aaron Sorkin (The West Wing). Nel passato ci sono stati grandi autori seriali, ma l'enfasi sullo showrunner è recente. Inizia negli anni '80, quando le serie tv entrano nella second golden age grazie al gruppo di autori della MTM (su tutti Steven Bochco, alla guida di Hill Street Blues e NYPD). Tendenza poi conclamata quando un Autore con David Lynch si è fatto sedurre dalla tv. Ecco allora Chris Carter (X-Files), Joss Whedon (Buffy), Jerry Seinfeld (Seinfeld), David Kelley (Ally McBeal), David Simon (The Wire), David Chase (Soprano), Tom Fontana (Oz), J. J. Abrams (Lost), Matthew Weiner (Mad Men). Ora tocca anche alle donne. Hanno aperto la strada Tina Fey (30 Rock), Amy Sherman (Una mamma per amica), Shonda Rhimes (Grey's Anatomy, Scandal). Le giovani leve sono Lena Dunham (Girls), Liz Meriwether (New Girl), Whitney Cummings (2 Broke Girls), Emily Kapnek (Suburgatory). Non è una tv solo per uomini.

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