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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2013 alle ore 11:09.

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Gli scandinavi sono la vera sorpresa seriale di questi anni. Per le storie e la loro qualità visiva. Vince il crime, spesso oggetto di remake negli Stati Uniti (The Killing, The Bridge), ma anche il political drama, come Borgen, e i melò come The Half Brother e Don't Ever Wipe Tears Without Gloves, vincitore del premio del pubblico al festival parigino Séries Mania. Ha battuto perfino la serie inglese di quest'anno, Broadchurch, storia del delitto di un bambino in una piccola cittadina.

Certo, gli inglesi da anni giocano in un altro campionato (si pensi a Doctor Who), anche per una questione linguistica. Ma ormai serie come Luther, Sherlock, Downton Abbey, The Village, Utopia, In the Flesh, Parade's End, The White Queen riescono a sorprendere talvolta più degli americani. Cercano di farsi largo anche i francesi: drammi storici complessi (Un village français), coproduzioni (Jo, Crossing Lines), serie stile HBO su Canale Plus (il mistery sorpresa dell'anno Les Revenants), il poliziesco (Spiral, Dos au mur, Cherif). Gli spagnoli rimangono vivaci (e ne importiamo i format), i tedeschi coproducono serie evento. Intanto HBO apre una succursale europea nei Paesi dell'Est, e sforna Burning Bush sui fatti di Praga 1969, diretta da Agnieszka Holland, regista europea prestata alla tv (The Wire). Infine il Canada, che da set per gli Stati Uniti è diventato produttore (quest'anno il successo Orphan Black), e Israele, ormai terra di format: dopo In Treatment e Homeland, ecco Mother's Day, opzionato negli Stati Uniti, star Debra Messing (Will & Grace). Gli schermi seriali cui guardare sono ormai tanti.

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