Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2013 alle ore 08:47.

My24

Tra pochi giorni va in scena a San Francisco la 34ª edizione della Coppa America: è la regata più famosa e ha scritto la sua storia con la grammatica dell'innovazione, e con quella affascina da più di un secolo e mezzo. Se una volta si correva tra le onde scrivendo leggende di mare adesso letteralmente si vola sull'acqua con il "foiling", una tecnica per cui i catamarani AC 72 si alzano sulle derive come aliscafi sfruttando tutta la potenza di una vela rigida alta 40 metri. La loro cifra estetica è la velocità. Tanta come piacerebbe a Marinetti, raggiunta sull'acqua solo con oggetti naviganti costruiti per i record in linea retta come Hydroptere e Vestas Sailrocket2. Per chi sa un po' di mare 50 nodi a vela, quasi cento all'ora, sono una velocità mostruosa. Per disegnarli i progettisti hanno esplorato nuovi panorami del confine aria acqua, è un mondo nuovo destinato a durare, forse, la vita di una farfalla: una sola edizione.
Gli Ac 72 sono veloci ma difficili da portare, non molto adatti al match race, il duello all'arma bianca che invece era diventato una danza con incroci calibrati al millimetro con i vecchi monoscafi, che non passavano i 14 nodi in condizioni normali. I catamarani AC 72 sono le prime barche con questa tipologia, a disputare vere regate a quelle velocità.
Una conquista tecnologica ancora acerba che non è piaciuta ai sacerdoti della tradizione. Forse il salto in avanti con il foiling è stato eccessivo, visionario: ma è un salto in avanti. Nella vela il progresso è molto lento, i marinai hanno paura di cambiare quello su cui si sentono sicuri: le caravelle che hanno scoperto l'America, velocità media circa 9 nodi, non sono tanto diverse dalle navi tonde che i romani affidavano a comandanti fenici per portare il grano (e gli obelischi) dall'Egitto a Roma. Erano più veloci i vichinghi di Erik il Rosso, arrivato a Vinland - Terranova verso l'anno mille con i leggeri drakkar , capaci di lanciarsi a 14 nodi con il vento in poppa. I vascelli, fatti per resistere alle cannonate e restituirle, di Horatio Nelson signore di Bronte nella battaglia di Trafalgar all'inizio dell'800 erano una evoluzione senza rivoluzione dei galeoni di Sir Francis Drake, il corsaro della regina, che nel 600 era arrivato guarda caso a San Francisco. Ma la storia della navigazione non è scritta solo dai monoscafi: le barche che i polinesiani hanno usato per arrivare in nuova Zelanda erano quasi esili poliscafi.
C'è un legame storico tra San Francisco e la velocità: i cercatori d'oro entravano nella baia di San Francisco dopo navigazioni massacranti a bordo dei clipper bastonati dalle tempeste di Capo Horn. Anche quelle meravigliose navi a vela vivevano con il mito della velocità (fino a 18 nodi) e spesso, come gli AC 72, erano costruiti per il solo viaggio di andata: nessuno aveva merci o persone da riportare indietro dalla California a New York, erano le speranze di trovare pepite sulle rive di Silverado a pagare il biglietto. L'inizio della corsa all'oro in California è del 1848, anno in cui è stata forgiata la Coppa poi messa in palio nel 1851, tutto torna…
Le regate di questa Coppa saranno dal 7 settembre al meglio di sedici regate (significa che vince il primo che raggiunge nove punti) tra Oracle, il team di Larry Ellison ed Emirates Team New Zealand una sorta di nazionale della vela neozelandese, sostenuta da Matteo De Nora, che ama il modo di fare vela dei coriacei kiwi e il loro modo di andar per mare. I kiwi hanno battuto nella finale Louis Vuitton Cup, la regata di selezione sfidanti, Luna Rossa di Patrizio Bertelli per sette a uno. Per la barca targata Prada era una edizione interlocutoria, e ha già detto che tornerà a essere sfidante per la quinta volta, primato che condividerà con sir Thomas Lipton.
Bertelli lo dice: «queste barche sono animalesche, viaggiano tra aria a acqua con dinamiche nuove, sono oggetti che il pubblico non riesce a riconoscere. Io all'inizio ero molto scettico, preferivo il monoscafo. Adesso credo che ci siano delle cose buone e che restando nell'ambito delle barche foiling, certamente più piccole e meno costose, potremmo anche mettere a frutto le esperienze che abbiamo fatto adesso».
La velocità è scritta sulla faccia di Grant Dalton, il comandante over fifty che guida New Zealand, vincitore anche del giro del mondo in catamarano e senza scalo, con Club Med. Quando New Zealand ha perso due uomini in mare con rischio vita ha detto con un ghigno «io non casco in mare». A Matteo De Nora sta a cuore il futuro della Coppa: bisogna riportarla in Nuova Zelanda non solo per assicurare una vittoria ai tifosi (la vela è il secondo sport dopo il rugby) ma per ritrovare il positivo impatto economico delle edizioni 2000 e 2003, con un gioco aperto a tanti sfidanti con budget attorno a 30 milioni di dollari. Dice: «Alla gente piace il monoscafo, si riconosce nella storia della navigazione. Ma dalla velocità non si torna indietro. Credo che la soluzione sia ideare un monoscafo planante che arriva a 35 nodi ma che consente tutte le manovre di pre partenza che piacciono al pubblico». De Nora centra il punto: lo sport anche quando coinvolge la tecnologia non può rinunciare al confronto tra gli uomini che lo praticano. La poetica di Team New Zealand è questa: un grande equipaggio che fa "cantare" una grande barca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi