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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2013 alle ore 08:39.

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A giustificazione storica della fuga del re è stato invocato il realismo politico, che imponeva di preservare la continuità dello Stato sottraendo Vittorio Emanuele alla cattura da parte dei tedeschi. «Un re e un governo più consapevoli delle loro responsabilità – ha osservato tuttavia Giorgio Rochat – avrebbero dovuto ordinare esplicitamente la resa ai tedeschi per evitare inutili spargimenti di sangue; oppure la resistenza a oltranza per cadere con le armi in pugno». Invece, annunciando l'armistizio, Badoglio ordinò ai militari italiani di cessare ogni ostilità contro gli angloamericani e di reagire «ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». Ma poi fuggì dalla capitale senza predisporre alcuna difesa contro attacchi di altra provenienza. I militari che spontaneamente, con dignità e coraggio, tentarono di reagire ai tedeschi furono massacrati, come avvenne a Cefalonia. Nessun realismo politico può attenuare la responsabilità storica di un sovrano, che per un ventennio aveva sottoscritto tutte le decisioni del duce, compresa l'entrata in guerra nel 1940, e che ora con la fuga, cercava di salvare la sua dinastia, più che il Paese. Per giustificare storicamente la fuga di Vittorio Emanuele col suo governo, si citano altri sovrani fuggiti dai loro Stati occupati dai nazisti, come avvenne in Olanda e in Norvegia: ma né il re di Norvegia né la regina d'Olanda erano stati sovrani di un regime totalitario alleato con la Germania nazista. Né avevano firmato la dichiarazione di guerra alla Francia, all'Inghilterra, agli Stati Uniti, come aveva fatto il re d'Italia.
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A pagina 55 l'ultima puntata del racconto dell'estate
i libri
L'anniversario dell'8 settembre ha indotto molti studiosi a fare ulteriori ricerche e ad ampliare e scrivere libri: si segnalano tra gli altri Una nazione allo sbando di Elena Aga Rossi (il Mulino, 328 pagine, 12 euro); La Grande Italia.
Il mito della nazione del XX secolo
di Emilio Gentile (Laterza, Roma-Bari, 464 pagine, 18,00 euro); Otto settembre di Paolo Sorcinelli (Bruno Mondadori, 228 pagine, 18 euro); L'Italia del silenzio di Gianni Oliva (Mondadori, Milano, 204 pagine,
20 euro)

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