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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2013 alle ore 08:47.

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Il 19 settembre, a Roma, si terrà una manifestazione di ricercatori contro la legge che in Italia recepisce in modo peggiorativo - per la libertà della ricerca scientifica - la direttiva europea sulla sperimentazione animale (https://www,fecebook.com/ProTest.Italia). Il decreto che rischia di esser approvato avrebbe come conseguenza che molta ricerca biomedica di base e per nuove cure - incluse le cure per gli animali - in Italia diverrebbe infattibile. Sempre più persone con malattie degenerative gravi, che alimentano la domanda di cure, troverebbero sempre meno risposte scientificamente valide. E sarebbe una pacchia per i ciarlatani! Non a casa la Lega Anti-Vivisezione appoggia il "metodo" Stamina! Gli animali non umani non si toccano, ma sui bambini e i malati lasciamo fare… Il processo che ha portato a recepire in senso ottusamente più restrittivo la direttiva si è messo in moto quasi tre anni fa, quando personaggi famosi (tra cui persino l'oncologo Umberto Veronesi) e snob da televisione, guidati dalla onorevole pasionaria Michela Brambilla, han firmato un penoso manifesto sulla coscienza degli animali (si veda Domenica 8 maggio 2011; Corbellini & Gozzano). Gli animali si dice, hanno un «elevato livello di consapevolezza, coscienza, sensibilità, e la capacità di sviluppare sentimenti». Gli animalisti ne disquisiscono emotivamente o fanaticamente, ma il problema se nel mondo ci sia dell'altra coscienza, cioè piani più o meno accentuati di soggettività e introspezione, oltre a quella che possono maturare gli umani, è una questione empirica. Che i neuroscienziati sono prossimi a risolvere. Il libro di Massimini e Tononi è un'eccellente introduzione al problema dei problemi: in che modo, cioè in virtù di quali caratteristiche anatomo-fisiologiche, il cervello rende consapevoli del mondo che ci circonda e di noi stessi? Un problema che ne genera una cascata d'altri: la coscienza è uguale in tutte le persone? cambia nel tempo? cosa si prova a soffrire di qualche specifico disturbo della coscienza? c'è, negli animali non umani, la coscienza? e nel mondo non vivente? si può costruire una macchina cosciente? a che serve la coscienza? (domanda non peregrina, quest'ultima, visto quasi tutto quel fa il nostro cervello nel governarci rimane a un livello inconscio).
La prosa cristallina e un incedere argomentativo che dà il senso della ricchezza euristica della scienza, rende il libro potenzialmente attrattivo verso giovani con una vocazione per la ricerca. Anche perché gli autori alzano decisamente il livello della discussione, rispetto a tanti filosofi e psicologi neurofobi che discettano di coscienza. Tal livello è possibile perché uno degli autori, Giulio Tononi, ha elaborato nel corso degli ultimi vent'anni, su basi sperimentali e matematiche, la teoria della coscienza forse la più completa. Certo la più ambiziosa. Punto di forza della teoria di Tononi, che spiega l'emergere della coscienza in termini di integrazione dell'informazione (mutua) a livello di specifiche strutture anatomiche (il sistema talamocorticale), è che tratta la coscienza come una grandezza fisica (f greca), cioè una proprietà misurabile di un particolare organizzazione della materia, implicata nelle dinamiche della causalità.. Per questo la teoria dà conto, meglio di altre, delle fenomenologie normali (sonno, sogno, eccetera) e patologiche associate alla coscienza; ovvero predice e spiega ragionevolmente quel che si osserva sul piano neurologico, cioè clinico, nelle persone che subiscono lesioni cerebrali e soffrono di disturbi della coscienza.
La coscienza, nella teoria di Tononi e nei fatti, non è qualcosa che c'è o non c'è, ma una funzione del cervello, o forse di stati della materia con specifiche caratteristiche di organizzazione, che può variare quantitativamente le sue manifestazioni nella storia della persona e per motivi fisici. È quindi ragionevole discutere e accertare - in parte si può già fare - se e quanta coscienza c'è nei diversi animali non umani (invertebrati, vertebrati, uccelli, mammiferi domestici e non, primati,)e negli umani a vari stadi di sviluppo, e con diverse esperienze di vita.
Il libro solleva anche problemi bioetici inquietanti. I bioeticisti, ma anche i neurologi, si preoccupano di non spegnere fiammelle di coscienza in cervelli di pazienti lungo-degenti con diagnosi incerte di stato vegetativo persistente. Personalmente sono terrorizzato dal rischio che un danno cerebrale disintegri parzialmente la mia coscienza e mi lasci in uno stato di scomposizione dell'esperienza soggettiva, eventualmente associato ad angoscia emotiva innescata da tale condizione fisica. Una sofferenza che mi immagino più terribile di qualunque dolore, perché a nessuno verrebbe mai in mente di sedarmi o di togliermi del tutto la coscienza. Mi auguro che Massimini e Tononi definiscano presto un coscienziometro validato, e che diventi possibile redigere delle direttive anticipate in cui si può scrivere che al di sotto di un livello "x" di integrazione dell'informazione nel cervello non sarò tenuto in vita.
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Marcello Massimini, Giulio Tononi, Nulla di più grande, Baldini & Castoldi, Milano, pagg. 208, € 18,90

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