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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2013 alle ore 08:47.

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Un Eurobarometro del 2000, dedicato a rilevare la percezione dei problemi di scienza e tecnologia a livello dei cittadini europei, spiega perché in Italia possono accadere con tanta facilità casi come Stamina. Una delle domande mirava a stabilire la «percezione dei metodi scientifici» consisteva nel testare la conoscenza del metodo per dimostrare l'efficacia di un farmaco. Meno del 25% degli italiani intervistati, rispondeva esattamente. II risultato peggiore in Europa! Essendo quattro le possibili risposte, per cui anche rispondendo a caso si sarebbe avuto lo stesso dato (25%), forse sono anche assai meno a capire un concetto essenziale per parlare non a vanvera del caso Stamina. I migliori sono gli svedesi, con 70% di risposte esatte, seguiti da danesi e olandesi con 63%.
Non c'è, quindi, da meravigliarsi che Vannoni abbia successo. Sorprende se mai che esistano ancora in Italia delle facoltà dove si formano medici che non temono confronti internazionali e funzionino ospedali d'assoluta eccellenza, fatte salve le scarse disponibilità tecnologiche in generale. E un po' rattrista che pochi fanatici facciano così presa e stiano trascinando una medicina che cura e controlla le infezioni, tratta le più diverse malattie croniche e i disturbi mentali, fa trapianti, tiene in vita artificialmente, predice le malattie.
Furono alcuni medici arabi i primi a intuire che per accertare l'efficacia di un trattamento medico si dovevano fare delle comparazioni controllate, o sperimentazioni. Dagli arabi l'intuizione passava in Europa, attraverso Roger Bacon, ed era generalizzata metodologicamente e psicologicamente da Francis Bacon, per il quale l'esperimento serve a correggere le opinioni ricevute e i meccanismi mentali che ostacolano lo sviluppo di un pensiero critico e della capacità di capire come stanno le cose.
Un concetto chiave lo enunciò il paleochimico Jan Baptist van Helmont nell'Ortus medicinae (1648) concepì i gruppi di comparazione: si creino, estraendo a caso per evitare una selezione soggettiva, due gruppi abbastanza numerosi di pazienti, uno dei quali trattato con i convenzionali salassi e purghe, e l'altro con dei trattamenti più promettenti. A un certo punto si contino i morti in entrambi i gruppi. Più o meno quel che fece, anche se con numeri troppo piccoli, nessuna allocazione casuale e la fortuna di affrontare un problema facile, il medico James Lind quando, nel 1747, dimostrò che dando da mangiare agrumi si previene lo scorbuto.
Qualcosa di analogo a quel che è accaduto con Stamina, avveniva negli anni del tramonto della monarchia in Francia. Nel 1784 Luigi XVI voleva capire se Franz Anton Mesmer, un medico e teologo tedesco arrivato a Parigi sei anni prima fuggendo da Vienna, che millantava con successo di guarire tutti i mali controllando un misterioso fluido magnetico che attraverserebbe gli organismi, fosse un impostore o un valido curatore. Il re istituì una commissione, guidata dall'allora ambasciatore americano a Parigi, il grande fisico Benjamin Franklin, di cui faceva parte insieme a vari medici nientemeno che Antoine-Laurent Lavoisier.
Il modo in cui la commissione smascherò Mesmer, in pratica usando soggetti mascherati (resi cioè ciechi, da cui viene la definizione delle sperimentazioni controllate in cieco) per evitare effetti di autosuggestione, rimane uno dei capitoli più esaltanti della storia della razionalità scientifica umana. Gli argomenti di quel rapporto consegnato all'autorità politica più di due secoli fa dovrebbero essere familiari a qualunque persona diplomata in un Paese che voglia dirsi civile. Così che a nessuno verrebbe in mente di istituire una commissione per smascherare l'inganno Stamina, tanto è evidente che si trata di un'impostura.
All'idea della allocazione casuale di Van Helmont e a quella del mascheramento usata dalla commissione Franklin, si aggiunsero l'introduzione del placebo come controllo, cioè l'uso comparativo di qualcosa per quanto possibile inerte rispetto alle proprietà attribuite al trattamento, e l'invenzione della funzione statistica di verosimiglianza. Il concetto sperimentale di placebo, usato per la prima volta nel 1800 dal medico inglese John Haygarth, si sviluppò con l'esigenza di smascherare diversi tipi di ciarlatani e pseudocure (es. omeopati e omeopatia) nel corso dell'Ottocento. Mentre la funzione di verosimiglianza fu introdotta da Sir Ronald Fisher nel 1922 e consentiva di usare efficacemente la teoria della probabilità per stabilire se i risultati di un'osservazione controllata siano dovuti al caso o se esista una più o meno significativa probabilità che proprio il trattamento abbia prodotto i miglioramenti osservati.
Il primo trial clinico degno di questo nome, cioè che include tutti i concetti chiave sopra definiti che lo rendono scientificamente fondato, venne effettuato nell'immediato dopoguerra dal Medical Reseach Council inglese per stabilire che la streptomicina cura effettivamente la tubercolosi. Da quel momento è stato un tripudio di successi farmacologici, terapeutici e preventivi, di abusi e tragedie evitate, di miglioramenti, anche sul piano dell'efficienza e dei costi, delle pratiche cliniche eccetera. Che sono diventate "buone" e quindi standardizzabili e formulabili in linee guida internazionali. Sono questi i concetti che serve conoscere per farsi un'idea intelligente del caso Stamina. Tutto il resto è ignoranza, illusionismo, fanatismo, propaganda politica e patologia psichiatrica.
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