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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2013 alle ore 09:40.

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THE SAD PART (Lotion – 1996)
Nel 1996, a Londra, la suggestionabile sensibilità musicale dei miei 25 anni veniva sballottolata alla ricerca di quel sound che i critici definivano grunge, lo-fi, indie, underground o alternative, e che io stesso non avrei saputo definire se non in negativo, come tutto ciò che si allontanava il più possibile dai suoni plastificati degli Anni Ottanta e dall'hair metal dei Guns N' Roses.

Erano i tempi in cui quelli che la sapevano più lunga di te fissavano lo Zeitgeist sui due lati di una TDK da 90 minuti: Eels, dEUS, Pavement, Morphine, Radiohead, Rage Against The Machine, Smashing Pumpkins… e un bel giorno, messa là quasi per riempire l'ultimo pezzettino di nastro, un brano intitolato The Sad Part, di un gruppo a me totalmente sconosciuto: i Lotion. Avete presente quando una canzone aderisce come un guanto al vostro impermanente "io"? Così fu con The Sad Part per me. Corsi a Piccadilly da Tower Records per cercare il cd dei Lotion e – urra! – lo trovai: Nobody's Cool. Dalle note di copertina redatte da un tizio a me sconosciuto appresi che i ragazzi erano newyorkesi e che il loro primo album si chiamava Full Isaac in onore del barman di Love Boat; e che anche nel secondo capitolo della loro discografia, «tra inni heavy metal e momenti di dramma tonale», si intravedeva «un bizzarro senso dell'umorismo da equipaggio da crociera.

Ogni notte – concludeva il recensore – da qualche parte nel lato fuorilegge di qualche città, al di là di qualche metafisica 14ma Strada, al di fuori del confine di ciò che per comune consenso si ritiene reale, la continuità viene sempre cercata, richiesta, perduta, riscoperta, perpetuata. Se non per altre ragioni, è per questo che il rock 'n' roll rimane una delle ultime cose onorevoli a questo mondo». Firmato Thomas Pynchon. Ovvero il campione del romanzo postmoderno americano, la Greta Garbo della letteratura contemporanea, l'autore senza volto di L'arcobaleno della gravità, l'uomo che nel giro di due anni sarebbe diventato il mio dio letterario ma che a quei tempi non sapevo nemmeno chi fosse. Un paio d'anni fa, Tony Zajkowski – il cantante dei Lotion, che ora fa il grafico – ha raccontato che la madre del batterista era la commercialista di Pynchon: «Lui venne a qualche nostro concerto, e nessuno lo riconobbe, ovviamente». I Lotion non esistono più; ma loro musica sì, così come il gioioso invito del loro fan più famigerato: «Accendete lo stereo, procuratevi una Snapple e delle Chee-tos e, come la ciurma di Love Boat dice sempre, benvenuti a bordo!».

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