Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2013 alle ore 17:45.

My24
Dante Ferretti e Francesca Lo SchiavoDante Ferretti e Francesca Lo Schiavo

Martin Scorsese si aggira per i corridoi del MoMA con la puntigliosità d'un guardiano. E' al primo piano del Museum of Modern Art di New York. C'è la luna piena. C'è buio e silenzio. Cammina a lungo, mai un passo esitante, frac araldico e occhialini infilati in un volto dal biancore iridescente. Le pareti del MoMA sono le stesse di sempre, ma Scorsese le guarda e sa che stanno già cambiando, perché dal 25 settembre al 9 febbraio ospiteranno gli allestimenti dell'amico e collaboratore Dante Ferretti.

Dopo aver presentato L'età dell'innocenza, Scorsese trascina ogni suo passo verso un grande orologio, è quello di Hugo Cabret da cui penzola il protagonista lancetta dopo lancetta, sotto una coltre di neve che a furia di fioccare e rimescolarsi ha portato allo scenografo, e alla moglie set decorator Francesca Lo Schiavo, tre Oscar e sei nomination, senza contare i David di Donatello ed altri prestigiosi premi (oltre cinquanta). L'ultimo Oscar risale al febbraio 2011 proprio per Hugo Cabret diretto da Martin Scorsese; come nei migliori ospedali di cinema, quando si ha talento, si sa che i medicinali arrivano a orari ben precisi.

Lo stesso vale per le statuette, da Sweeney Todd di Tim Burton (2007) a The Aviator con Leonardo DiCaprio (2004). Dinanzi all'inaugurazione della retrospettiva che il MoMA gli dedica, Ferretti è piuttosto emozionato. "Io muovo la bocca ma faccio parlare qualcun altro" ci dice poco prima di assistere all'apertura della mostra, in compagnia del regista di Gangs of New York. L'omaggio al MoMA è opera di Jytte Jensen, Ron Magliozzi, Marina Sagona e Antonio Monda che ne hanno curato ogni dettaglio: l'autentico artigianato italiano a New York si fa traccia sottile, indelebile di un cinema che non sarà mai cancellato da 3D o CGI. Può e deve aspirare a crescere, con rabbia e con coraggio.

La sensazione che trasmette una visita nella camera dei sogni di Dante Ferretti: Designing for the Big Screen è quella di una goccia che fa sgorgare la vita in terra. C'è qualcosa di sostanziale e di vitale, nel cosiddetto working space for narrative allestito con la collaborazione di Cinecittà Luce, dove De Niro incontra Mastroianni, la Medea di Pasolini con Maria Callas incrocia Le avventure del Barone di Munchausen e di Terry Gilliam. Una forza simbolo per ogni lotta che il cinema intraprende nel nome della cultura. E dell'immaginazione.

Il lavoro di Ferretti e Lo Schiavo non è mero collezionismo ("La verità è che io, terminato un film, non lo riguardo neppure e non conservo alcun cimelio" ha dichiarato Ferretti); la carriera di Ferretti sembra non essere tagliata per un bilancio di vite e di riconoscimenti ("Anagraficamente io ho cominciato a lavorare pochi anni fa" ironizza lo scenografo marchigiano, giocando a rimpiattino con quel '69 che ha sancito l'avvio del suo percorso creativo; "E poi la vita non è fatta di inizio e di fine, è fatta di punti"). Il maestro del cinema italiano ha affiancato la fantasia e il genio dei più grandi autori anarcoidi: Fellini, Pasolini, Zeffirelli, Ferreri, Comencini, Citti, fino alle colline di plastilina di Hollywood, con Burton, De Palma, Minghella e naturalmente Scorsese, "il mio eroe" lo apostrofa Ferretti.

Il padre, quando Dante era un ragazzino, temeva per il suo futuro, poi ne ha visto i frutti - dall'accademia a Roma ai primi miracoli cinematografici - "e ha capito che i soldi che mi metteva in tasca a Macerata, quando partivo per studio o per lavoro, erano stati ben riposti". L'arte e il talento di Ferretti sono stati un colpo di fulmine anche per la first lady, ed è atteso in tutta fretta (per ottobre) alla Casa Bianca. Ferretti e Lo Schiavo continuano a progettare per lo schermo, come incita il titolo della mostra al MoMA: alle porte, il rifacimento di Cinderella ambientato a metà Ottocento e firmato Kenneth Branagh, a seguire l'attesissimo biopic Sinatra diretto da Scorsese. Ma c'è anche spazio per un parco divertimenti in costruzione a Roma, a Castel Romano. Nome profetico: Cinecittà World. Sarà ispirato al mondo del cinema e si estenderà su una superficie di circa 23 ettari. 38 attrazioni e una montagna russa infinita (è in mostra il suo bozzetto datato 2010). Pittura, disegno, scultura e poesia sono l'elisir di Ferretti, da Salò, o le 120 giornate di Sodoma a Todo Modo. Tutto è su grande scala, mentre gli schermi proiettano, fino all'ultimo respiro, oltre 22 opere che sembrano possedere un unico punto di vista sul mondo. Quello dell'amore e della sapienza.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi