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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 08:44.
Siamo all'Università di Harvard, la più antica d'America – fu fondata nel 1636 –, nell'edificio che ospita il Sanders Theatre, in cui si tengono cerimonie, concerti e rappresentazioni. Il teatro si trova a due passi da altri celebri edifici di questo ateneo, come la mitica Harvard Yard (con gli edifici più antichi e la Widener Library, il gioiello del sistema bibliotecario harvardiano, che custodisce 15 milioni di volumi), il Carpenter Center for the Visual Arts (l'unico edificio costruito da Le Corbusier negli Stati Uniti) e il Fogg Museum, appena ricostruito da Renzo Piano (in cui si custodiscono opere di Tiziano, Poussin, Van Gogh e Picasso, oltre che dei maggiori impressionisti). Già con il solo nome Harvard intimidisce, e non senza ragione. È per esempio l'università che vanta il maggior numero di premi Nobel: 71 vincitori vi hanno insegnato e altri 80 vi hanno studiato. Ed è l'istituzione accademica più ricca al mondo: nel 2011, nonostante la crisi, aveva un patrimonio di 32 miliardi di dollari, superiore a quello di più oltre cento nazioni.
Con tutta la sua autorevolezza, Harvard non manca però di ironia. Un esempio in questo senso si è avuto il 12 settembre, quando nel Saunders Theatre si è svolta la ventitreesima cerimonia per la consegna degli Ignobel Prizes. Ogni anno questi premi vengono assegnati, in dieci diversi campi, a «ricerche scientifiche che prima fanno ridere e poi danno da pensare». L'idea è in primo luogo giocosa: ovviamente è una parodia dei premi Nobel. Ma sullo sfondo c'è anche un intento serio: contribuire alla comprensione pubblica della scienza e del ruolo che essa gioca nella società contemporanea.
Oltre a far ridere, dunque, le ricerche premiate dagli Ignobel generano riflessioni di vario tipo: per esempio alcune indicano direzioni di ricerca ingiustamente trascurate dalla comunità scientifica. «Un buon esempio in questo senso – spiega Marc Abrahams l'effervescente creatore e maestro di cerimonie degli Ignobel – è il premio per la Fisica, assegnato nel 2000 ad Andre Geim e Michael Berry per aver fatto levitare una rana mediante l'uso di magneti. Quella ricerca voleva attirare l'attenzione sul magnetismo, un fenomeno che in quegli anni non attraeva molto comunità scientifica. Il tentativo riuscì: di quell'esperimento si parlò molto e ciò suscitò un ritorno di interesse per il magnetismo. E dieci anni dopo Geim vinse anche il Premio Nobel».
Altri Ignobel hanno invece un intento satirico: in questi casi, dopo il sorriso, viene da pensare che nella ricerca premiata c'è qualcosa che non va. Abrahams si rifiuta categoricamente di dare motivazioni dei premi oltre quelle ufficiali. Per aggirare il problema gli chiedo se ricorda qualche caso in cui il vincitore non si è presentato a ritirare il suo premio (e non perché fosse malato, ovviamente). «Mi vengono in mente tre casi – risponde –. Jacques Benveniste ha vinto due volte l'Ignobel, senza ritirarlo, per alcune sue ricerche sull'omeopatia: una, in particolare, si proponeva di mostrare che non solo l'acqua ha memoria, ma che l'informazione che essa ricorda può essere trasmessa attraverso le linee telefoniche e Internet. E non partecipò alla premiazione (anche perché era in carcere) nemmeno Michael Milchan, il "titano di Wall Street" e padre delle obbligazioni ad alto rischio, verso cui tutto il mondo è debitore. Infine gli editor di Social Text non ritirarono l'Ignobel che avevano vinto per avere "entusiasticamente pubblicato una ricerca che non erano in grado di capire, che l'autore definiva insensata e che proclamava che la realtà non esiste"». In effetti, viene da pensare che, se la realtà non esiste, c'era poco da ritirare.
Ci sono poi casi in cui gli Ignobel risolvono dubbi legati a credenze radicate nel senso comune. Molti per esempio pensano che se un pezzo di cibo cade a terra e lo raccogliamo entro cinque secondi, si può mangiare perché non ha fatto in tempo a contaminarsi. Ma è veramente così? Abrahams sorride: «Nel 2004 Jillian Clarke (che era ancora studentessa!) vinse un Ignobel per aver dimostrato che in alcuni casi il principio è vero, ma in molti altri la contaminazione avviene molto prima di cinque secondi, a causa di fattori come la consistenza e untuosità del cibo e la condizione di pulizia del pavimento». Insomma: se vi cade una fetta di mortadella in garage, è meglio non mangiarsela.
Altri Ignobel vengono assegnati a risultati che, nella migliore tradizione scientifica, sono ottenuti per serendipità, sono cioè gli effetti del tutto imprevisti di ricerche intraprese per altri scopi. Così, ricorda Abrahams, «nel 2004 il premio per la Biologia fu assegnato a due team di scienziati che avevano scoperto, indipendentemente, che le aringhe comunicano tra loro emettendo peti. Qualche anno dopo si è saputo che la ricerca di uno dei due team era stata commissionata dal primo ministro svedese Carl Bildt, che supponeva che i misteriosi ticchettii che si avvertivano nella baia di Stoccolma erano dovuti alla presenza di sottomarini russi...». Invece erano flatulenze ittiche a interesse semiotico (povero primo ministro!).
Una delle caratteristiche della giocosa cerimonia di consegna degli Ignobel è chi vi partecipano anche vincitori di premi Nobel. Abrahams ricorda che nel 2009 il premio per la Sanità pubblica fu attribuito a Elena Bodnar per aver inventato un reggiseno che si trasforma rapidamente in una maschera protettiva dotata di un sensore che rileva la presenza di radiazioni. Quel premo fu consegnato dai Nobel Paul Krugman (Economia), Orhan Pamuk (Letteratura) e Wolfgang Ketterle (Fisica), che diedero anche pubblica dimostrazione dell'utilità di quell'invenzione.