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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 08:46.

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La corrispondenza epistolare possiede il grande valore di trasmettere gli aspetti più riservati e veri di una persona. Alla lettera si affidano le confidenze, le paure, gli entusiasmi, le incertezze del proprio vivere. La lettera assume spesso il tono e la forza della pagina di diario, registra i fatti nel loro divenire e li presenta con l'immediatezza delle sfumature. Gli epistolari, come genere letterario, invitano il lettore a compiere diversi percorsi interpretativi oltre a regalare primizie di storia individuale e sociale. Il don Milani che si rivela nel volume da poco edito da San Paolo «Perché mi hai chiamato?» fa seguito, integrandolo, a Lettere di don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana (2007), entrambi curati da Michele Gesualdi attuale presidente della Fondazione don Milani e tra i primi ragazzi di Barbiana ad aver frequentato la famosa scuola del piccolo paesino toscano. Gli interlocutori del «prete di avanguardia» come si autodefinisce in uno scritto a Loris Capovilla, allora segretario particolare di papa Giovanni XXIII, sono sette sacerdoti fondamentali nel suo percorso umano e spirituale.
Sono: Raffaele Bensi a cui il ventenne Lorenzo confidò nel 1943 l'intenzione di «compiere il salto definitivo» e di intraprendere la via del seminario e del sacerdozio; Daniele Pugi, il parroco di San Donato a Calenzano dove nel 1947 don Milani approda come cappellano; Renzo Rossi e Bruno Brandani, compagni di seminario; Primo Mazzolari, figura di spicco nella chiesa preconciliare per i suoi scritti, l'impegno politico (fu anche partigiano) e per il suo giornale «Adesso» che pubblicò due scritti di don Lorenzo riportati nel volume; Divo Barsotti, raffinato predicatore, asceta e autore di importanti saggi; Loris Capovilla con il quale discute del suo Esperienze pastorali, il libro pubblicato dalla Libreria Editrice Fiorentina nel marzo 1958, condannato dal Sant'Uffizio il 18 dicembre dello stesso anno e subito ritirato dalle librerie perché considerato inopportuno.
Dal volume esce una profonda e genuina umanità accompagnata da una decisione per la testimonianza che rompe gli schemi in un Paese percorso dallo scontro politico tra Dc e Pci e culturalmente concentrato sull'ideologia comunista.
Don Milani (1923-1967) vive immerso nel suo tempo, dominato dalla ricostruzione post-bellica e dai primi anni del boom economico, e anticipa nel l'esperienza ecclesiale molte scelte che usciranno dal Concilio Vaticano II. I diversi carteggi mostrano bene e soprattutto l'inquietudine di un'anima che vuole essere al servizio della Chiesa e che si interroga sempre sulla propria fede e fedeltà a Dio. Bella la raccolta finale di appunti per la predicazione e il catechismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lorenzo Milani, «Perché mi hai chiamato?», San Paolo, Milano,
pagg. 218, € 15,00

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