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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 08:44.

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Boezio e Cassiodoro. Quasi indistinguibili nei manuali di storia della filosofia, ultimo cascame dell'impero, ultimo guizzo dell'intelletto prima del baratro che avrebbe accolto l'Occidente fino alle diverse Rinascite. Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (nel senso del nome, non dell'appartenenza al Senato) probabilmente conobbe Severino Boezio, ne prese addirittura il posto alla corte imperiale quando Teodorico imprigionò e fece decapitare per presunta doppiezza il senatore Boezio, nel 525. Forse questa vicenda politica è all'origine della cattiva fama di Cassiodoro, tra i due il meno noto e meno citato: Boezio il martire, Cassiodoro il collaborazionista. Ma se è sempre difficile discernere buoni e cattivi, a maggior ragione lo è quando si parla degli anni del tramonto dell'impero di Occidente, del regno gotico, delle intromissioni di Costantinopoli negli affari d'Italia, fino allo scempio della guerra gotica (535-553), che definitivamente minò la salute e il relativo benessere degli italiani. Cassiodoro era nato probabilmente in Calabria, certamente lì cresciuto, a Scolacium (vicino all'attuale Squillace), già colonia greca poi romana, nel 480. Visse quasi cento anni, gli ultimi trenta ancora in Calabria, dove fondò il Monastero di Vivarium.
Prima di Benedetto da Norcia, il presunto laico Cassiodoro, che a quanto sappiamo non prese mai moglie, intuì l'urgente necessità di un luogo che fosse rifugio per gli uomini e per la cultura greca e romana, un monastero che possedeva già alla nascita un'imponente biblioteca, dove i monaci colti trascorrevano le giornate a ricopiare i testi antichi. Anche i benedettini avranno grande parte nella protezione di un patrimonio destinato a sopravvivere solo grazie alle trascrizioni su pergamena, ma i benedettini saranno protagonisti di un movimento anche sociale, teso alla bonifica materiale e metaforica del territorio. Le abbazie saranno centri di studio e insieme di orticultura, pronto soccorso, catechismo. Vivarium invece non aveva altro interesse che i libri da proteggere e salvare: non era una località, lo divenne da quando Cassiodoro fece costruire dei vivai di pesce dall'alto valore simbolico (oltre che nutrizionale). Ichthys è infatti il termine greco per "pesce" e l'acronimo di Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore, nonché metafora della pesca "di uomini" promessa a san Pietro nel vangelo di Luca. Il disegno stilizzato di un pesce era stato anche uno dei simboli utilizzati dai primi cristiani per riconoscersi tra loro. Vivarium si trovava nelle terre di proprietà della famiglia di Cassiodoro, composta da patrizi della stirpe dei Bruzzi o Bruttii. Si tratta di un popolo sempre ribelle (e per questo forse definito brutus), contro i Lucani, i Greci, i Romani, ai quali dovette infine assoggettarsi accettando di vivere nella III regio augustea di Bruzio e Lucania, più o meno la nostra Calabria.
Il padre di Cassiodoro ebbe incarichi importanti, ma anche il figlio poco più che ventenne era già governatore della sua regione, divenne poi Console eponimo (il cui nome, con quello dell'altro console, dava il nome all'anno in corso) e magister officiorum alla corte di Teodorico nel 526, dopo la morte di Boezio, come si ricordava sopra. Rispetto a Boezio, nostalgico del passato splendore imperiale e culturale, Cassiodoro sembra apprezzare il clima di relativa pace e prosperità del particolare momento storico. Sono decenni come sospesi, ufficialmente l'impero di Occidente è finito nel 476 con la deposizione di Romolo Augustolo, in verità continua a vivere nel governo dei Goti, di quegli invasori che si erano lasciati incantare dalle leggi e dall'organizzazione romana fino a diventarne i difensori. Cassiodoro, con lo sguardo spregiudicato del politico che discende da generazioni di uomini potenti, non si ferma a piangere sul passato, ma investe su un presente che gli appare più che accettabile. I Goti sono cristiani, se pur ariani, e non infastidiscono i cattolici. I Goti mantengono le cariche dell'Impero, se pur solo formalmente. I Goti, soprattutto, cercano di esercitare la giustizia e di mantenere la pax romana, rovinata presto dalla successione al trono di Teodorico, morto nel 526, e dalle invasioni dell'impero d'Oriente, con cui ebbe inizio lo smembramento dell'Italia, ancora oggi difficile da ricomporre. Cassiodoro non poté opporre resistenza, si ritirò a Ravenna, poi quando cadde forse a Costantinopoli, forse in Calabria, dove certamente negli anni Trenta del sesto secolo organizzò l'imponente macchina culturale di Vivarium. Non si occupò di Platone e Aristotele, come Boezio, non scrisse con la stessa finezza. Non era un filosofo o un retore, era un politico con la passione della storia. Le sue Variae sono una raccolta di lettere e documenti fondamentale per comprendere il complesso intreccio di Italici (i Bruttii), Greci, Romani, Goti tra quinto e sesto secolo. Le sue Institutiones sono un manuale di alta istruzione: il papa Agapito gli aveva negato il consenso per la fondazione di una scuola cattolica, Cassiodoro mise quindi per scritto un percorso formativo sulle Sacre Scritture e sulle arti liberali che avrà grande influenza nel Medioevo. La Chronica racconta i poteri temporali dagli Assiri ai Goti. E che cosa scrisse di cristiano questo uomo politico fondatore di un monastero prima di san Benedetto? Per quanto ne sappiamo, un commento ai Salmi e un breve trattato sull'anima, ispirato dalle opere di sant'Agostino. Il Liber de anima, oggi con nuova traduzione per Jaca Book, segna la delusione dell'uomo del fare, che non riesce a mettere in pratica i progetti di pace civile e quindi si domanda che cosa sia davvero essenziale per l'uomo di fronte al l'eternità. Tra le tante considerazioni, da notare il valore cristiano del corpo, della carne che lo stesso Figlio di Dio non disprezzò prendendola in sé, insieme al valore della ragione e della cultura, affidate alla protezione dei suoi monaci di Vivarium.

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