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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2013 alle ore 16:47.

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Al British Museum l'arte giapponese (vietata ai minori) - Foto

Non capita spesso che una mostra all'austero British Museum sia vietata ai minori. "Shunga" però è una mostra molto particolare e decisamente esplicita , come si capisce dal sottotitolo "Sesso e piacere nell'arte giapponese". Oltre 170 dipinti, stampe e libri illustrati rivelano 300 anni di arte segreta e un mondo poco conosciuto: dal 1600 in poi gli artisti giapponesi si sono dilettati nel creare "Shunga", che letteralmente significa "dipinti di primavera". Sono quadri erotici che a prima vista scioccano per le scene molto esplicite e poi conquistano per la delicatezza dei colori, la maestria della composizione, la grande bellezza delle immagini. Sono "una lettera d'amore al sesso," secondo Timothy Clark, direttore della mostra.

I corpi non sono mai nudi, ma indossano splendidi kimono dipinti in grande dettaglio, mentre alberi, fiori, paraventi e strumenti musicali sono sempre presenti a ingentilire le immagini, così come i testi che raccontano la storia spesso con senso dell'umorismo o spiccato sarcasmo. C'è un netto contrasto tra la delicatezza dei tessuti e dei fiori e la rappresentazione dei genitali, volutamente esagerati nelle dimensioni.

Le opere Shunga ritraggono un mondo molto vario: ci sono scene di amore coniugale, sesso nei bordelli, accoppiamenti tra potenti samurai e cortigiane ma anche tra popolani, ci sono tresche tra uomini e triangoli erotici, preti con suore, donne che si dilettano con "giocattoli erotici" e donne che si accoppiano con piovre giganti. Non ci sono limiti o barriere e le gerarchie sociali sono ignorate. Per questo, e soprattutto per le rivelazioni irriverenti sulla vita di Corte, nel 1722 vennero dichiarate illegali.

Un divieto tacitamente ignorato, che non ha impedito al genre di continuare con grande successo anche se più in sordina. Anzi, la diffusione delle stampe a poco prezzo rese gli Shunga ancora più popolari. Quando il Giappone iniziò ad aprirsi al mondo dopo secoli di chiusura, avviando i commerci con l'Europa nel 1859, arrivarono anche alcuni esempi di Shunga. Artisti come Henri de Toulouse-Lautrec, Aubrey Beardsley, Auguste Rodin e PabloPicasso li ammiravano e collezionavano con passione. In tutto il mondo si fanno le stesse cose ma in modo diverso: lo scopo del British Museum, secondo il direttore Neil McGregor, è "dimostrare la nostra comune umanità". Con questa mostra sconcertante e rivelatrice l'obiettivo è centrato.

Shunga: Sex and Pleasure in Japanese Art
3 ottobre 2013 – 5 gennaio 2014
The British Museum, Londra
www.britishmuseum.org

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