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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 09:04.

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Homesick significa nostalgia e – ci assicura la coreografa Susanna Beltrami –, su questo termine sfuggente, riferibile a luoghi, persone, emozioni, si può imbastire una pièce di danza evocativa. Bastano quattordici, eccellenti, ballerini, un pool di bravi musicisti dal vivo ed ecco uno spettacolo funzionale all'apertura di un festival. Ma «MilanoOltre» ha fatto di più: ha unito al milanese gruppo della Beltrami anche un più agile ensemble meneghino, spesso in tournée europea, i Sanpapié. E con questo duetto di città, messo per la prima volta in luce, ha dato il via con entusiasmo al suo 27º tragitto fatto di nomi noti, cui sono dedicati dei focus (il Balletto di Marsiglia, la Compagnia Virgilio Sieni), di coreografi di valore e giovani da scoprire.
L'offerta, pur restando nell'ambito contemporaneo, è tanto ampia da coprire i gusti più eterogenei. Homesick, a esempio, sfoggia una gran tecnica, anche sulle punte, di base Cunningham. Ha un suggestivo corredo di immagini filmiche in bianco e nero, e una passerella in cui i danzatori approdano a un microfono per centellinare uno spaesamento in sintonia con l'habitat scuro, talvolta nebbioso, costruito dalla coreografa. Allo smarrirsi dei corpi, sostenuto da un sound ondeggiante (country, rock e altro) e dalla celebre Jesus Blood Never Failed Me Yet – la nenia del clochard utilizzata da Forsythe per Quintett, il più "nostalgico" dei suoi capolavori –, fa seguito una compatta parte centrale. Grazie a pannelli mobili si creano "stanze" di incontri amorosi, sensuali, ambigui, spezzati da una danzatrice in trance e con un coltello in mano. Alla fine, tutti al suolo, alla ricerca di quel contatto forse più vero e naturale – quello con la terra – nostalgicamente smarrito. Quanto ai Sanpapié, nomadi già nel nome, loro, invece, in Due + Due = 5 scelgono un contatto con la storia della danza. E affidano alla coreografa Lara Guidetti il compito di imbastire omaggi a Martha Graham, Isadora Duncan, Pina Bausch, Mary Wigman. Artisti in parte sconosciuti alle giovani generazioni, come la Wigman, grande espressionista che Marco De Meo, con una retina sul volto, rievoca nelle contorsioni delle braccia, nella staticità esaltata dai terrigni gong sonori. La stessa, intensissima, Guidetti con il corrusco Francesco Pacelli costruisce il passo a due per la Graham; Paola Bedoni, invece, quello fluido e beethoveniano per la Duncan. Sono nobili pillole coreografiche in cui cede, forse, quella destinata alla Bausch, non per la qualità della danza o l'invenzione naïf, ma per la scarsa consistenza musicale. Infine, l'omaggio umoristico-pensoso e... disseminato di cipolle... a Luciana Melis: di tre dei quattro più che espressivi danzatori importante maestra, e forse troppo viva nella loro esperienza perché si potesse imbastire un ricordo palpitante.
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Homesick, Compagnia Susanna Beltrami e Due + Due = 5, Compagnia Sanpapié, a «MilanoOltre» e in tournée da dicembre. Il festival prosegue sino al 13 ottobre

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