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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 08:56.

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Jahmes Bohman è professore di Filosofia e Relazioni Internazionali (un accoppiamento interessante e inusuale...) presso l'Università di St. Louis negli Stati Uniti. Negli ultimi anni, Bohman ha avuto il merito di riproporre la teoria critica alla Habermas in salsa americana ispirata come è alla lezione liberal di Dewey e alle tesi dei cosiddetti republicans e della deliberative democracy theory. Frutti di questo lavoro tra gli altri sono stati un interessante volume su Public Deliberation (1996) e la curatela di un libro su la Pace perpetua di Kant (1997 con M. Lutz-Bachmann). In questo suo ultimo volume, finora abbastanza trascurato dai critici, sulla Democracy across Borders Bohman tenta di applicare il suo paradigma repubblicano e deliberativo-democratico al tema oramai popolare tra gli studiosi della giustizia globale. La tesi di fondo intende ridiscutere a fondo il concetto di democrazia per imperniarlo non più sul concetto di popolo (demos) ma su quello di popoli (demoi). Detto così, sembra quasi un gioco di parole, ma lo scopo di Bohman è chiaro e persuasivo. I fan del proceduralismo democratico, tra cui lui stesso, fanno di solito fatica a trattare problemi di global justice. La ragioni di ciò è evidente: la nostra esperienza mostra che la democrazia è essenzialmente vernacolare, riguarda cioè innanzitutto e perlopiù i cittadini dello stato-nazione. Ma lo stato-nazione e la sua sacrale "sovranità" sono esattamente quelle entità che in qualche modo dobbiamo baipassare se vogliamo discutere seriamente di giustizia globale. Di qui, la difficoltà di cui si è detto.
Per superare questa difficoltà, Bohman propone una teoria della democrazia trans-nazionale, di cui l'Ue rappresenta un modello operativamente assai imperfetto ma concettualmente prezioso. La democrazia transnazionale così intesa vuole evitare il modello westfaliano del realismo politico in relazioni internazionali e rivedere la nozione stessa di democrazia sulla scia di Dewey. Non è facile valutare il valore teorico delle due tesi. Intuitivamente, direi che egli risulta efficace e creativo nel primo compito, ma meno convincente nel secondo. In sostanza, si può essere d'accordo nello sforzo di mostrare come la democrazia transnazionale debba poggiare su istituzioni e non solo su ideali. Tra l'altro queste istituzioni transnazionali già esistono e operano con relativo successo, dal Wto alla Ue. Sembra invece più complicato sostenere che la fondazione democratica delle istituzioni transnazionali debba basarsi sull'ideale repubblicano di libertà come non-domination. Interessante è poi anche la parte più schiettamente critica, in cui Bohman critica autori significativi quali Habermas, Rawls, Held e Buchanan nella prospettiva della democrazia deliberativa come da lui stesso concepita. Quest'ultima rivede anche la concezione classica dei diritti umani – un puntello della global justice – nell'ottica iper-democratica cara all'autore, in maniera di certo stimolante ma a pare mio non del tutto riuscita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
James Bohman, Democracy across Borders: From Demos to Demoi, Cambridge Mass, MIT Press, pagg. 232,
$ 18,00

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