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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 08:56.
Ho suggerito l'idea di guardare ai progressisti e ai conservatori come allo yin e allo yang: sono entrambi «necessari a una vita politica prospera», per usare le parole di John Stuart Mill. I progressisti sono esperti nella protezione, sono più bravi nel riconoscere le vittime degli ordinamenti sociali vigenti e ci spingono di continuo a rinnovare questi ordinamenti o a crearne di nuovi. Come disse Robert F. Kennedy: «Ci sono alcuni che guardano le cose per come sono e chiedono: perché? Io sogno cose che non ci sono mai state e chiedo: perché no?». Questa matrice morale porta i progressisti ad attestarsi su due posizioni che sono (secondo me) estremamente importanti per il benessere della società: 1) i governi possono e dovrebbero porre un freno ai superorganismi aziendali, e 2) alcuni problemi possono davvero essere risolti mediante una regolamentazione. I libertari (che considerano sacra la libertà) e i tradizionalisti (che considerano sacre alcune istituzioni e alcune tradizioni) rappresentano un essenziale contrappeso ai movimenti di riforma dei progressisti, che tanta importanza hanno avuto in Europa e in America fin dall'inizio del ventesimo secolo. I libertari hanno ragione nel ritenere miracolosi i mercati (posto che sia possibile affrontare il problema delle loro esternalità e dei loro fallimenti), come pure che i tradizionalisti hanno ragione quando sostengono che non si possono aiutare le api distruggendo l'alveare. Infine, ho affermato che il manicheismo crescente della vita politica americana non è qualcosa che si può affrontare firmando petizioni e decidendo di essere più simpatici. La nostra politica sarà più civile quando troveremo il modo di cambiare tanto le procedure per eleggere i politici quanto le istituzioni e gli ambienti al l'interno dei quali essi interagiscono.
La morale unisce e acceca. Ci unisce in schieramenti ideologici che si danno battaglia come se il destino del mondo dipendesse dalla vittoria della nostra squadra. Ci acceca rispetto al fatto che ogni schieramento è composto da brave persone che hanno qualcosa di importante da dire. Quindi, la prossima volta che vi troverete seduti vicino a qualcuno che fa riferimento a un sistema morale diverso, provateci: non entrate nella conversazione a gamba tesa; non tirate fuori la morale almeno fino a quando non avrete trovato qualche affinità o non avrete in qualche modo stabilito un minimo rapporto di fiducia. E quando finalmente arriverete a parlare di morale, cercate di cominciare con un elogio, o con una sincera espressione di interesse.
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Brano tratto da Jonathan Haidt, Menti tribali. Perché le brave persone si dividono su polica e religioni,
Codice Edizioni, Torino, pagg. 420,
€ 22,90, in uscita nei prossimi giorni