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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2013 alle ore 08:59.

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La prima volta del premio internazionale Italian heritage award è coincisa con un momento significativo per la cultura del nostro Paese. Giovedì scorso, infatti, il Parlamento ha approvato la legge Valore cultura, che contiene un'ampia serie di misure per la tutela e la valorizzazione di tutto ciò che ha a che fare con il Bello. Da una parte, dunque, i primi incoraggianti segnali di una politica che in questi ultimi anni ha molto predicato ma ben poco ha fatto, dall'altra l'iniziativa privata, che crede nel patrimonio come risorsa e intende ricordarlo alla collettività premiando chi si è distinto per tutelarlo, restaurarlo, diffonderlo.
E così dopo nove mesi di lavoro, 35mila inviti spediti in tutto il mondo, 400 progetti selezionati, il premio Italian heritage award è arrivato a destinazione. E venerdì scorso a Roma ha assegnato 26 riconoscimenti e una borsa di studio di 30mila euro. Un lavoro impegnativo, tanto più – come ha sottolineato Gianluigi Linchi, della onlus Fidei Signa, che ha finanziato l'iniziativa – se realizzato in nove mesi, partendo da zero. Un lavoro impegnativo anche perché si sono volute coprire più aree di intervento: restauro, divulgazione scientifica, tutela, salvaguardia, valorizzazione. E le candidature sono arrivate da più fronti: singoli professionisti e istituzioni sia italiani che stranieri.
Una giuria di 21 persone ha vagliato centinaia di proposte, per arrivare a una scrematura di 45 progetti. Tra questi, sono stati scelti i 15 premi "tematici" ed è stata assegnata la borsa di studio, andata all'Istituto italiano di studi orientali dell'università La Sapienza di Roma per la missione archeologica ad Abu Tbeirah, in Iraq. Sono poi state assegnate le onorificenze e cinque premi speciali: alla Repubblica dell'Azerbaijan per il riconoscimento ottenuto dall'Unesco ai monumenti nazionali (tra cui la città vecchia a Baku); al comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio per il lavoro svolto; alla Fondazione Antonio Presti-Fiumara d'arte per le «poliedriche» iniziative; a Carla Fendi per i contributi alle opere di «salvaguardia e tutela dei beni culturali di Roma»; al Sole 24 Ore per «la corretta e approfondita informazione» sui beni culturali italiani e internazionali». Il riferimento – come ha ricordato il direttore del Sole, Roberto Napoletano, nel ritirare il premio – è soprattutto al Manifesto della cultura lanciato sul Domenicale il 19 febbraio 2012 con il titolo «Niente cultura, niente sviluppo».
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america, primo amore
«Ho sempre creduto fin dall'inizio del mio lavoro, nell'azienda fondata dai miei genitori, che fosse molto importante conquistare prima di tutto il mercato americano che è sempre stato, nella piramide della moda, la vetta più difficile. La bella storia di Fendi mi ha dato ragione». Lo ha dichiarato Carla Fendi, presidente onorario dell'omonima maison (ceduta nel 2001 al gruppo LVMH), nel ricevere giovedì scorso alla Camera dei deputati il prestigioso Premio America, patrocinato dal Presidente della Repubblica e attribuito a personalità che si sono distinte nel consolidare i legami tra Italia e Stati Uniti. Gli altri premiati: Emma Bonino, Paul Bremer, Guido Damiani, Oscar Farinetti, Gianni Riotta, Enrico Vanzina, John Viola

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