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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 16:01.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:15.

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Il cinema sudamericano è ancora protagonista: dopo l'argentino «Las acacias» di Pablo Giorgelli, uscito la scorsa settimana nelle nostre sale, questo weekend è il turno di «Gloria» firmato dal cileno Sebástian Lelio. Al centro della scena una donna di cinquantotto anni, di nome Gloria, divorziata e con due figli adulti e indipendenti: per combattere la solitudine riempie le sue giornate di svariate attività e di notte frequenta locali per single della sua età. Una sera incontra Roldolfo, uomo fresco di separazione dalla moglie, con il quale proverà a costruire un'importante relazione.

Tra i film più apprezzati dell'ultimo Festival di Berlino, «Gloria» è l'intenso ritratto di una donna sola e abbandonata, disposta a tutto pur di trovare nuovi affetti, sullo sfondo del Cile odierno, ancora impegnato a fare i conti con la pesantissima eredità del passato.
Alternando sequenze drammatiche e momenti ironici, Lelio dimostra buon talento nonostante la sua messa in scena – a volte spontanea, a volte studiata a tavolino – sia priva di particolari guizzi.

Nei panni della protagonista è davvero straordinaria Paulina García, meritatamente premiata a Berlino con l'Orso d'Argento per la miglior attrice. Piccola curiosità: nella colonna sonora è presente l'omonima canzone di Umberto Tozzi, «Gloria», del 1979.
Particolarmente atteso tra le nuove uscite è anche «Emperor», dramma storico diretto dal britannico Peter Webber. Ambientato in Giappone al termine della seconda guerra mondiale, il film è incentrato attorno alla figura del generale americano Bonner Fellers – braccio destro di Douglas MacArthur – scelto per indagare e decidere la sorte dell'imperatore Hirohito, A influenzare la sua scelta, il ricordo e la ricerca di Aya, una studentessa giapponese di cui Fellers si era perdutamente innamorato diverso tempo prima.

Presentato al Festival di Toronto 2012, «Emperor» fatica a coniugare adeguatamente i diversi generi che vuole rappresentare: dalla cronaca storica al melodramma. Peter Webber, arrivato al suo terzo lungometraggio per il grande schermo dopo «La ragazza con l'orecchino di perla» (2003) e «Hannibal Lecter - Le origini del male» (2007), appare ancora incerto su quale sia il giusto stile da adottare finendo per mettere troppa carne al fuoco. Nel cast decisamente meglio Tommy Lee Jones (un credibile Douglas MacArthur) del più giovane Matthew Fox (Bonner Fellers), noto ai fan del piccolo schermo per il ruolo del dottor Jack Shepard nella serie «Lost».

Infine, una menzione per «Cattivissimo me 2», titolo d'animazione che arriva in Italia dopo aver guadagnato quasi 900 milioni di dollari in tutto il mondo. Diretto da Pierre Coffin e Chris Renaud, il film riparte esattamente da dove si era chiuso il capitolo precedente uscito nel 2010: Gru, abbandonata la carriera criminale, ha molto tempo libero da passare insieme al dottor Nefario, ai Minions e alle piccole Margo, Edith e Agnes. Proprio quando inizia ad adattarsi al suo nuovo ruolo, una fantomatica organizzazione – la Lega Anticattivi – bussa alla sua porta.

Scontato e convenzionale nel suo andamento narrativo, «Cattivissimo me 2» è un prodotto pensato per i più piccoli che rischia però di annoiare e deludere il pubblico adulto. La Illumination Entertainment (casa di produzione della pellicola) si dimostra ancora troppo indietro rispetto alla Pixar e alla Dreamworks, sia per lo sviluppo delle storie, sia per un'animazione digitale appena sufficiente. Note positive del film sono i divertenti siparietti dei Minions, bizzarre creature di colore giallo che saranno presto protagoniste di una pellicola a loro interamente dedicato.

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