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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 15:52.

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Il multiculturalismo di Vienna nei suoi celebri ritratti - Foto

LONDRA - Con l'Ausgleich, o compromesso, del 1867 tutti i cittadini dell'impero austro-ungarico diventarono uguali davanti alla legge. Il risultato fu un'immigrazione di massa dagli angoli più remoti dell'impero verso la capitale, che in pochi anni trasformò Vienna in un centro delle arti, della letteratura e della musica. È su questo sfondo storico di grande fermento sociale e culturale che si snoda la nuova mostra della National Gallery, dal titolo "Facing the Modern: the portrait in Vienna 1900".

"In questo mondo multietnico e multiculturale in grande trasformazione far dipingere il proprio ritratto era un'affermazione di appartenenza, un modo per farsi conoscere, - spiega Gemma Blackshaw, direttrice della mostra. – Ho scelto quindi i ritratti di questo periodo perché sono una finestra sulla vita artistica, sociale e culturale della Vienna dell'epoca." Mentre i nobili continuavano a privilegiare i ritratti tradizionali, le classi medie in ascesa, soprattutto gli ebrei con una grande curiositá intellettuale e notevoli ricchezze ma uno status sociale precario, scelsero di farsi ritrarre dai nuovi artisti. I nuovi patroni delle arti volevano essere identificati con tutto quello che era moderno e non convenzionale.
Ecco quindi i primi devastanti "ritratti psicologici" di Oskar Kokoschka, le sperimentazioni sia pittoriche che musicali di Arnold Schoenberg, la trasformazione di Gustav Klimt da pittore classico a esponente della Secessione e ritrattista dallo stile unico e ricercatissimo, e poi l'esplosione sulla scena artistica di Egon Schiele con il suo talento introspettivo e la sua noncuranza per le convenzioni.

C'è l'autoritratto nudo del 1908 di Richard Gertl, il primo della storia austriaca, dipinto poche settimane prima del suicidio a 25 anni dell'artista, disperato dopo una storia d'amore con la moglie di Schonberg. Nella Vienna di quegli anni il tasso di suicidio era cosí elevato, soprattutto tra i giovani, che Sigmund Freud studiò il fenomeno. Il tema della morte, onnipresente in una società sempre sull'orlo di una crisi di nervi, è una presenza tangibile anche alla mostra, che inizia con la maschera mortuaria di Ludwig van Beethoven e finisce con le maschere di Klimt, Schiele e Mahler.
Schiele schizza un ritratto della moglie incinta Edith morente, e tre giorni dopo muore anche lui, vittima dell'epidemia di influenza. Klimt disegna un tenero ritratto del figlio morto a tre mesi, e poi si dedica a un ritratto della giovane Ria Munk, morta suicida, dipinta in tre versioni, prima sul letto di morte e poi su richiesta dei genitori affranti da viva, circondata da un klimtiano tripudio di fiori.

Nel 1918 dopo la fine della prima guerra mondiale muoiono Klimt e Schiele, e muore anche l'impero austro-ungarico: è davvero la fine di un'epoca. L'ultimo quadro in mostra è il bellissimo ritratto di Amalie Zuckerkandl di Klimt, incompiuto a causa della morte dell'artista. Amalie morí invece anni piú tardi in un campo di concentramento. La mostra finisce così con un accenno a un futuro tragico, ma il messaggio vuole essere ottimista, sottolinea Blackshaw: "Questa mostra vuole dimostrare come il multiculturalismo dell'epoca sia stato una potente forza positiva, che ha spinto artisti e committenti a conoscersi e a collaborare superando barriere di classe, di sesso e di religione. In questo senso Vienna 1900 è il migliore esempio del potenziale creativo del multiculturalismo."

Facing the modern: The portrait in Vienna 1900
9 ottobre 2013 – 12 gennaio 2014
National Gallery, Londra
www.nationalgallery.org.uk

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