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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 13:12.

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Un cinema vitale e sanguigno, attraversato da personaggi alla perenne ricerca di un proprio posto nel mondo: le opere di Abdellatif Kechiche sono delle esperienze uniche nel panorama contemporaneo, così realistiche da riuscire sempre a far immedesimare gli spettatori con i protagonisti in scena.

Prima di vincere la Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes con «La vita di Adele», in uscita nelle nostre sale da giovedì 24 ottobre, il regista ha diretto altri quattro lungometraggi premiati nelle kermesse di tutto il mondo e osannati dalla critica.
Nato a Tunisi nel 1960, Kechiche si trasferisce a Nizza a soli sei anni insieme ai genitori, prendendo la cittadinanza francese. Dopo una formazione teatrale, inizierà a muovere i primi passi nel mondo del cinema in veste di attore: appare in quattro film, tra i quali svetta «Les innocents» di André Techiné (1987), girati tra il 1982 e il 1992.
Il suo esordio dietro la macchina da presa arriverà soltanto nel 2000 con «Tutta colpa di Voltaire», una storia semi-autobiografica in cui protagonista è un giovane tunisino che decide di andare a Parigi per cambiare vita: qui cercherà faticosamente di integrarsi e si fingerà algerino per poter avere asilo politico. Presentato alla Mostra di Venezia, «Tutta colpa di Voltaire» ottiene il premio Luigi De Laurentiis per la miglior opera prima.

Il suo secondo lungometraggio è «La schivata» del 2005 grazie al quale trionfa ai premi César (il corrispettivo francese degli Oscar) con ben quattro statuette, compresa quella per il miglior film e per il miglior regista. La pellicola, che racconta la relazione tra un ragazzo maghrebino delle banlieue e un'adolescente francese, evidenzia lo stile che Kechiche riproporrà nei suoi lavori successivi: un vero e proprio pedinamento dei personaggi, simile a quello utilizzato dalla coppia Vittorio De Sica-Cesare Zavattini, e una grande attenzione ai dettagli, compresi quelli apparentemente meno significativi.

Nel 2007 Kechiche torna a Venezia per presentare «Cous cous», film tra i più apprezzati del concorso lagunare di quell'anno, che ottiene il Gran Premio della Giuria. Distante da qualsiasi artificio cinematografico, l'autore trasmette paure e speranze di una maghrebino sessantenne che sogna di aprire un ristorante nord-africano – il cous cous è la specialità della casa – sopra un barcone appena rimesso a nuovo.

In laguna approda anche «Venere nera», film del 2010 decisamente diverso dalle sue opere precedenti: ambientato all'inizio del 19° secolo, racconta la storia vera di Saartjie Baartman, la cosiddetta "Venere ottentotta", esibita come fenomeno da baraccone per le sue peculiarità fisiche davanti agli occhi di scienziati e aristocratici. Opera complessa e ridondante, «Venere nera» ha diviso la critica e il pubblico.

Quasi unanime è stata invece l'accoglienza cannense a «La vita di Adele», pellicola tra le più importanti ed emozionanti della stagione. Storia di un amore saffico tra due ragazze francesi, «La vita di Adele» ha causato nelle ultime settimane una lunga serie di polemiche che hanno visto coinvolte da una parte le giovani protagoniste, Lea Seydoux e Adèle Exarchopoulos, e dall'altra l'autore tunisino.

Le due attrici – in particolare la Seydoux – hanno parlato di una vera e propria "dittatura" del regista, di come le ha manipolate utilizzando metodi oltranzisti, quali ad esempio un numero infinito di ciak realizzati per ogni sequenza. Kechiche si è dichiarato umiliato e disonorato da tali parole che, secondo lui, diffamano un film per il quale la Palma d'Oro è stata soltanto un breve momento di felicità.

Nonostante le polemiche, «La vita di Adele» è una straordinaria immersione nei sentimenti di un'adolescente incerta e confusa sul proprio futuro: una pellicola realistica e trascinante che non potrà lasciare indifferenti.
Tra i prossimi progetti che l'attivissimo Abdellatif Kechiche vorrebbe realizzare va segnalato un biopic sulla pornostar Marilyn Chambers e proprio un seguito de «La vita di Adele», in cui però difficilmente ritroveremo le bravissime Lea Seydoux e Adèle Exarchopoulos.

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