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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2013 alle ore 16:42.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 19:08.

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Sin dal primo momento che l'abbiamo vista, ci siamo innamorati di lei. Musicalmente parlando, ovviamente. Come si fa a non innamorarsi di una 18enne che ti si presenta alle audizioni con un ukulele e una stampella, propone lo standard «Shortnin' Bread» e ti trascina dalla via Emilia al West?

Violetta Zironi, tra le favorite della settima edizione di X Factor, ci è apparsa subito come l'angelo vendicatore del Great American Songbook che si abbatteva implacabile sulle «fetenzie» di tanta musica (e tv) commerciale per guadagnare folle brufolose alla causa demodé del reverendo Richie Furay. Abbiamo visto la luce, proprio come il giudice Morgan, e ci siamo detti: questa qui sarà figlia di un musicista professionista. Trovammo parziale conferma in un video su You Tube che ce la mostrava a cantare «Jackson» alla maniera di June Carter Cash, mentre il papà suonava (benissimo) l'armonica. «Che bella famiglia», sussurrammo commossi.

Da allora Violetta c'è piaciuta un po' meno. Non certo per gusto artistico e doti naturali, perché la ragazzina continuava a essere impeccabile, quanto piuttosto per la spocchia con cui sembrava trattare compagni d'avventura e persino giudici tra Boot Camp e Home Visit, per la grazia artificiale con cu si metteva in posa, natura viva con ukulele e abitino corto al punto giusto. Già artista consapevole e consumata, all'età in cui di solito sul palco si balbetta a caccia di consensi. E ci siamo detti: questa qui sarà proprio figlia di qualcuno.

Sempre su You Tube abbiamo trovato conferma: il papà di Violetta è Giuseppe Zironi, «sceneggiatore e disegnatore» che ha «cominciato la carriera una ventina d'anni fa in Disney disegnando storie per "Topolino", poi sceneggiando», uno che ha lavorato «per la Tv, per Rai e per Mediaset, su delle fiction». Suoi i copioni de «La freccia nera», miniserie televisiva del 2006 di Canale 5 con Riccardo Scamarcio e Martina Stella, e «Terapia d'urgenza», fiction medica di Rai 2 del 2008. Nello stesso anno Zironi padre debutta come regista di un cortometraggio di ambientazione storica. Si intitola «La fuga di Rosania» e si fa notare all'estero: al San Francisco Short Film Festival, per esempio, guadagna il premio per la migliore interpretazione femminile. E chi è l'attrice protagonista? La figlia Violetta!

Più che una contry queenie cresciuta in riva al Mississippi, la cantante reggiana c'è apparsa allora come un'italianissima «casta diva». Certo, saranno un po' anche merito suo gli ascolti record che X Factor continua a registrare: sono stati 870mila gli spettatori medi della puntata degli Home Visit con il 63% di permanenza, uno share su Sky Uno del 3% e picchi del 3,9% (ieri sera Sky Uno, è stato il canale più visto della piattaforma). Certo, come disse qualcuno siamo nani sulle spalle dei giganti. Certo, siamo nel Paese in cui può succedere che Giovanni Pisano scolpisca meglio del padre Nicola, che Paolo Maldini giochi meglio di Cesare, che Francesco Facchinetti… vabbé, lasciamo perdere. Non ce ne voglia Violetta, ma a questo punto dirotteremo sempre di più le nostre simpatie su Gaia e Valentina che di talento ne hanno almeno altrettanto. E per un semplice motivo: se vuoi essere grande nel country, il genere dei fuorilegge e degli angeli caduti, devi riuscire perfettamente credibile quando canti «I'm nobody's child». Abbiamo ragione di credere che la Nostra mostrerebbe qualche difficoltà.

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