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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 15:11.
L'ultima modifica è del 01 novembre 2013 alle ore 16:45.

Eccitante, la Citazione. Stimola come una mappa del tesoro. E lo scrigno di gioielli siamo noi. Suscita appetito a più palati per un piatto di Verità in formato nouvelle cuisine. Porzioni snelle e leggeri ingredienti. E' il gaudente punto G dell'auto-riconoscimento e dell'espressione di sé attraverso altri. Gli Altri maiuscolati della letteratura e del pensiero, quelli che ci hanno tolto le parole di bocca secoli, anni o giorni fa.
Citare è attribuzione e tributo. E' un risveglio di riflessioni pret à porter. Una piccola luce alla fine di un tunnel quotidiano di vane parole. Citare è un comunicare cesellato. Che ci fa belli. "La vita stessa è una citazione" suggeriva Jorge Luis Borges.
Nel fenomenale minestrone dei social network, dove conoscersi, riconoscersi e far conoscere sono il sale e pepe della vita su Schermo e Tastiera, chi non ha nulla da dire lo fa dire a Shakespeare, Jim Morrison, Bukowski o Alda Merini. I Grandi per tutti, le icone popolari di prosa e poesia. Frasi virgolettate e presentate nel loro scheletro di lettere, talvolta accostate al ritratto dell'autore in cornici spesso funeree o, nel peggiore dei casi, sbrodolate senza attribuzione come un ventaglio di parole che devia i "mi piace" al Ladro seriale di aforismi. Furti in cattiva fede, che malamente interpretano Arthur Bloch quando sostiene che "la citazione più preziosa è quella di cui non riesci a trovare la fonte.". Il nemico tra gli amici commentatori è, dunque, il Colto che riconosce il bottino d'autore e non lascia passare. Quello che ti fa notare che una stessa frase non può essere di Oscar Wilde e di Fabio Volo. E che "Lentamente muore" no, non è di Pablo Neruda ma di Martha Medeiros.
Persone che non hanno mai sfogliato pagine di libri, stropicciano tra le dita virtuali le perle letterarie in formato figurina. E le verità scritte, l'intelligenza compattata in frase, subiscono spesso le ferite di errori ortografici e grammaticali. "(…)l'esattezza delle citazioni. E' una virtù più rara di quel che si pensi" stigmatizza Pierre Bayle.
Ironici fruitori del web hanno dunque messo in circolazione "citazioni improbabili" di personaggi reali. Se Mozart afferma: "Tranquilli, ho un piano…" e Pitagora confessa che "Il triangolo no…non l'avevo considerato", Dante Alighieri in versione sesto senso sussurra "Vedo la gente morta…" .
A fronte di legittimi donatori di bellezza estrapolata dalle loro effettive e costanti letture, stanno coloro che considerano il citare un inelegante vizio, segno di povertà di pensiero, e preferiscono sfoggiare in post le proprie potenzialità aforistiche.
Citazione e condivisione sono, dunque, moneta corrente del social network per acquistare consensi. E chissà che anche quell'accozzaglia senza stile di dichiarazioni personali, cronache giornaliere, confessioni pubbliche o rivelazioni livide che hanno fatto della Privacy un valore estinto, non tragga malamente origine dalla frase di Ralph Waldo Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi ciò che sai tu."
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