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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 18:33.

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«Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi»: si tratta di una delle citazioni più significative tratte da «Il gattopardo», uno dei capolavori di Luchino Visconti che tornerà nelle nostre sale da lunedì 28 ottobre.
A cinquant'anni dalla sua prima uscita, l'importante pellicola verrà programmata in settanta cinema del belpaese, in una versione restaurata dalla Cineteca di Bologna e dal laboratorio L'immagine ritrovata, in collaborazione con The Film Foundation di Martin Scorsese.

Tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958 un anno dopo la morte dell'autore palermitano, «Il gattopardo» è ambientato nella Sicilia del 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala.
Il principe Fabrizio di Salina (un monumentale Burt Lancaster) assiste malinconicamente alla fine dell'aristocrazia, rassegnandosi all'annessione dell'isola e del suo feudo di Donnafugata allo stato sabaudo. Favorirà il fidanzamento di suo nipote Tancredi (Alain Delon), deciso a partecipare alla nuova scalata sociale, con l'affascinante Angelica Sedara (Claudia Cardinale), ragazza di bell'aspetto e di famiglia ricca.

Il declino dell'aristocrazia e la crescita di una nuova borghesia verrà sancito da un grandioso ballo, al termine del quale il principe farà un bilancio della propria esistenza e si preparerà a morire.
Straordinario mosaico della fine di un'epoca e dell'inizio di un'altra, «Il gattopardo» è uno dei risultati più alti della carriera di Luchino Visconti, reduce dal grande successo di «Rocco e i suoi fratelli» (1960).
Tra le tante sequenze da ricordare, svetta proprio quella del ballo, che richiese oltre un mese di lavoro, girata all'interno di Palazzo Valguarnera-Gangi, edificio settecentesco di Palermo.

Oltre a un cast in stato di grazia, Visconti si affidò a un team composto da nomi altisonanti: cinque gli sceneggiatori (Suso Cecchi D'Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Franciosa e lo stesso regista), Giuseppe Rotunno alla direzione della fotografia, Mario Serandrei al montaggio e Nino Rota come compositore.
Nella colonna sonora, da segnalare che Visconti scelse di inserire un valzer inedito di Giuseppe Verdi: il "Valzer brillante".

Numerosi i riconoscimenti ottenuti: la Pala d'Oro al Festival di Cannes del 1963, un David di Donatello e tre Nastri d'Argento (miglior fotografia, miglior scenografia e migliori costumi).
Per il suo ritorno al cinema, «Il gattopardo» sarà affiancato dal documentario inedito «I due gattopardi», realizzato da Alberto Anile e da Maria Gabriella Giannice, che accompagnerà la versione restaurata del film in tutte le sale. Sorta di introduzione al lungometraggio di Visconti, «I due gattopardi» mostrerà le scene tagliate dallo stesso regista milanese pochi mesi dopo la prima distribuzione del film e da allora mai più ammirate sul grande schermo.

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